Ema, la Corte Ue chiude la partita Respinti anche gli ultimi ricorsi

Nel 2017 Amsterdam si aggiudicò la nuova sede. Comune e Governo. avviarono un contenzioso

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Sull’Ema partita chiusa, anche sul fronte giudiziario. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea, infatti, ieri ha respinto in toto i ricorsi presentati dall’Italia e dal Comune di Milano contro la decisione, avvenuta nel 2017, di trasferire ad Amsterdam, da Londra, la sede dell’Agenzia europea del farmaco. Respinto anche il ricorso presentato dal Parlamento europeo contro la determinazione di fissare la sede dell’Autorità europea del lavoro a Bratislava, presa nel 2019.

In entrambi i casi, osservano i giudici di Lussemburgo, si tratta di decisioni adottate collettivamente e di comune accordo dai governi degli Stati membri. Essendo state adottate dagli Stati in un settore in cui i trattati non prevedono l’intervento degli Stati medesimi, le decisioni "sono prive di qualsiasi effetto giuridico vincolante nel diritto dell’Unione". Si tratta in sostanza di decisioni politiche degli Stati membri, che non possono essere oggetto di un ricorso di annullamento in base all’articolo 263 del Tfue, il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Gli strascichi giudiziari suonano come un’ultima beffa, a distanza di anni da quel sorteggio con il metodo delle due palline in un’urna che, al culmine di un lungo testa a testa, il 20 novembre 2017 decretò la vittoria di Amsterdam e la sconfitta di Milano, innescando furiose polemiche. Del resto, Amsterdam aveva fatto la sua parte con una partenza “zoppicante“, dopo l’assegnazione. "Le due sedi temporanee che gli olandesi avevano proposto nel dossier – tuonava il sindaco Giuseppe Sala nel febbraio 2018 – sono scomparse. La nuova sede che propongono ora è appunto una sede diversa da quelle con le quali si sono candidati ad ospitare l’Ema ed evidentemente questa terza sede non ha nemmeno le dimensioni sufficienti. Pensate se avessimo fatto una cosa del genere noi italiani". Gli olandesi però, con pragmatismo nordeuropeo, hanno colmato i ritardi, consegnando il 15 novembre 2019 le chiavi del nuovo edificio definitivo ai vertici dell’Ema, in perfetta linea con gli accordi e la tabella di marcia. E Milano è rimasta a bocca asciutta, anche in sede giudiziaria.

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