Tutelare l’attività e l’occupazione. Sono questi i crucci con cui Matteo Gerli, titolare di Enjoy, si è arrovellato dall’inizio della pandemia. "Non è stato facile, abbiamo fatto di tutto per evitare il peggio. Cioè portare i libri in tribunale come è successo a tanti colleghi". Con il fatturato quasi dimezzato, "da oltre 5 milioni a 3", "ma senza debiti con i fornitori - "dietro a ciascuno c’è una famiglia" - e l’integrazione degli ammortizzatori sociali ai 40 dipendenti (ai quali si sommano 120 collaboratori), il gestore del Centro sportivo è riuscito a fare il miracolo. "Ci ha dato una mano anche la cervicale". L’imprenditore non scherza: "Lo smart-working ha fatto schizzare alle stelle il mal di collo e il mal di schiena e il nostro polo di riabilitazione riceve continue richieste di massaggi per correggere i guasti di posture sbagliate". "Siamo usciti dal momento più difficile con gli impianti chiusi grazie alla nostra offerta differenziata, abbiamo anche una scuola materna, un bar, un centro medico e funzioniamo come vasi comunicanti: quando un pezzo è in crisi, l’altro se la cava e alla fine tirando le somme siamo a galla". Le difficoltà non mancano: "Se prima avevamo 3.400 iscritti alla piscina, ora con le norme sul distanziamento sono 2.400, le attività sono contingentate, fra una persona e l’altra ci devono essere cinque metri e non più due, ma nonostante tutto abbiamo assunto 5 persone in piena crisi sanitaria. Non siamo sprovveduti, crediamo in quel che facciamo". Per questo la rinuncia al restyling degli impianti "fa ancora più male".
Bar.Cal.
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