"Vi sparo dal balcone", minacce social ai ghisa: condannato a un anno

Alla sbarra un trentenne. Gli insulti erano indirizzati a due vigilesse in servizio alla caserma di Montello

Polizia Locale

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Milano, 21 maggio 2019 - «La prossima vengono che mettono qua sotto o gli sparo dal balcone o scendo e gli tiro una coltellata in mezzo al petto... vediamo se capiscono...». E ancora: «Sti babbi di m. che li chiami escono dopo due ore, parlo dei vigili, polizia municipale di sto c. che fanno, farebbero bene a fare tutti come il loro collega la settimana scorsa... che si è sparato un colpo in testa...».

Più una serie di altri insulti irriferibili a due vigilesse in servizio nella zona della caserma Montello, nel periodo in cui lì erano ospitati 300 richiedenti asilo. In primo piano G.C., all’epoca dei fatti 28enne, che il 29 ottobre del 2016 postò due video sul suo profilo Facebook, prendendosela con gli agenti della polizia locale che sanzionavano le auto in sosta vietata sotto casa sua, in zona Sempione, e tirando in ballo persino C.G., il ghisa in servizio all’Unità centrale operativa che si era suicidato dieci giorni prima in una stanza del comando di piazza Beccaria. Soprattutto per onorare la sua memoria, i colleghi hanno voluto andare fino in fondo, acquisendo quei filmati e denunciandolo per i reati di oltraggio e minaccia a Corpo amministrativo e diffamazione aggravata. A due anni e mezzo da quei fatti, è arrivata la sentenza di primo grado: G.C. è stato condannato a un anno, un mese e due giorni di reclusione (con pena sospesa) e a risarcire con 5mila euro la famiglia del ghisa deceduto e con 3mila euro il sindacato Sulpm (rappresentato dall’avvocato Michele Cinquepalmi), che si sono costituiti parte civile nel procedimento penale.

«Siamo contenti che giustizia sia stata fatta, ma al contempo amareggiati di non aver visto tra i banchi dell’aula il Comune di Milano, che avrebbe dovuto costituirsi parte civile, visto che le offese e le minacce erano rivolte ai suoi agenti che ogni giorno si battono per far rispettare le regole e la legalità – la sottolineatura del segretario Daniele Vincini –. La scelta di non costituirsi parte civile ci lascia perplessi e dimostra ancora una volta quanto il Comune di Milano sia distante dai propri uomini».

 

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