Delocalizzare San Vittore? Idea sbagliata

Migration

Mirko

Mazzali*

Periodicamente, come l’arrivo delle stagioni, qualcuno propone di trasferire San Vittore. Il motivo è più o meno sempre lo stesso, utilizziamolo per farci qualcosa d’altro, una biblioteca, uno spazio giovani, vendiamolo. Tali ragionamenti si fondano sul presupposto di allontanare un luogo e delle persone dal centro della città.

Il carcere è un luogo brutto, mettiamolo in periferia, dove si mettono le discariche per esempio, questo sembra essere il ragionamento sottinteso. Facciamolo per i detenuti dice, chi forse non li ha mai ascoltati.

San Vittore è una città, come dice la Presidente del Tribunale di sorveglianza dottoressa Di Rosa, dove convergono anche chi ci lavora, gli educatori, gli assistenti sociali, i volontari, i famigliari e gli operatori di giustizia. La posizione centrale del carcere consente un più facile scambio di sinergie con il territorio, con chi ci entra per la indispensabile attività di rieducazione. San Vittore deve essere un quartiere centrale di Milano, toglierlo da lì vorrebbe dire privare la città di un pezzo della propria storia.

San Vittore va sicuramente e periodicamente sistemato, perché è un luogo vecchio, storico, ma è un posto, per quanto la parola possa sembrare assurdo, umano.

Un carcere nuovo automatizzato, asettico, lontano dalla città, dove i contatti con l’esterno sono difficoltosi, sicuramente non aiuta i detenuti e la loro rieducazione.

Basterebbe ascoltare chi frequenta San Vittore, per capire quanto l’idea sia profondamente sbagliata.

* Avvocato e assessore

del Municipio 9

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