Coronavirus, crollano gli affari: il commercio chiede risposte

Dimezzati gli ingressi nei negozi. L’ “Appello per Milano e per l’Italia“: "Il Governo sospenda il pagamento dei tributi"

Negozi aperti ma la clientela è drasticamente diminuita a causa del coronavirus

Negozi aperti ma la clientela è drasticamente diminuita a causa del coronavirus

Milano, 8 marzo 2020 -  «La situazione è disastrosa. In alcuni momenti la città sembra vivere un coprifuoco, anche nelle vie del centro storico". Il presidente di Ascobaires, Gabriel Meghnagi, guarda al futuro del commercio milanese e vede nero. Almeno nel breve termine. Ormai da un paio di settimane, infatti, gli esercenti stanno incassando i colpi durissimi inferti dall’emergenza coronavirus. Ieri Meghnagi ha snocciolato dati inquietanti: gli incassi hanno fatto registrare un calo del 60% e gli ingressi nei negozi milanesi sono praticamente dimezzati. In questo contesto i più penalizzati restano gli albergatori, che patiscono il calo del turismo. La bella giornata di ieri ha convinto qualche cittadino in più a uscire per una passeggiata ma questo non si è tradotto in un aumento rilevante del giro d’affari. Così Meghnagi "insieme a qualche amico" ha lanciato un “Appello per Milano e per l’Italia“, già sottoscritto da oltre 1.500 persone. Il documento chiede "un piano straordinario coraggioso e aggressivo, una chiamata all’azione nazionale che aiuti le aziende e soprattutto le famiglie e le persone".

I punti principali? Si va dalla sospensione del pagamento delle tasse, degli acconti Iva e delle rate dei mutui, fino ai grandi investimenti per far ripartire l’economia. "Chiedere l’annullamento delle imposte è qualcosa di impossibile ma serve almeno la sospensione dei termini di versamento dei tributi e degli adempimenti per il 2020". "Molti commercianti si sono già riforniti di merce per la primavera e l’estate: quando sarà il momento di pagare i fornitori andranno in difficoltà - aggiunge Meghnagi -. Qualcosa si può tentare, come anticipare i saldi a giugno invece che attendere fino al mese di luglio, sperando che la situazione migliori e che i piccoli e medi esercizi riescano almeno a pagare il personale e la merce. Altrimenti il rischio concreto è quello di perdere migliaia di posti di lavoro". In questo clima i commercianti milanesi, e non solo, attendono risposte da Roma: "Il nostro presidente Sangalli sta parlando con il Governo; in questo momento bisogna fare massa critica e lasciare che siano le associazioni più rappresentate a portare avanti le istanze del mondo del commercio. Serve una grossa mano: il comune di Milano non è sufficiente, la Regione non è sufficiente".

Ma il nuovo “Appello per Milano e per l’Italia“ va oltre: "Si dovrà ancora ricorrere al debito e bisognerà evitare di scialacquare denaro - insistono i firmatari -. L’Europa non potrà fare altro che dirci di sì, non solo perché è probabile che lo stesso strumento del debito servirà anche ad altri Paesi, ma anche perché se dovesse opporsi a un’operazione una tantum per evitare la catastrofe economica di uno o più paesi membri allora ci sarebbe da chiedersi a cosa serve l’Europa".

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