Chiusa la fornitura di gas nella palazzina pericolante

Cerro Maggiore, ancora una ventina gli irriducibili presenti nell’edificio. Per ora nessuno sgombero. Ma l’ordinanza del sindaco invita tutti a trasferirsi

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di Christian Sormani

Niente sgombero per ora, ma nel caseggiato di via Dante arrivano i tecnici del gas e viene tagliata la fornitura. Il Comune di Cerro Maggiore passa alle via di fatto nell’edificio al civico 68. Il caseggiato è stato dichiarato inagibile e in questi giorni almeno una cinquantina di persone lo hanno lasciato, aiutate dai servizi sociali a trovare un’altra sistemazione, anche fuori paese. Una questione delicata per via della presenza di molti minori. Le famiglie sono per la maggior parte extracomunitarie e all’interno del palazzo ci sono diversi abusivi. Da qui la decisione di togliere in maniera definitiva il gas per paura di possibili perdite dato la vetusta rete di servizi presenti all’interno della palazzina che ha parti comuni con rischio crollo. L’intervento dei tecnici per le operazioni del distacco delle utenze è avvenuto ieri mattina poco dopo le 9,30, non senza tensioni con alcuni residenti e le forze dell’ordine. Alcuni magrebini si sono infatti ribellati alla decisione inscenando una protesta. Poi l’intervento delle forze dell’ordine con gli operai arrivati per tagliare la fornitura di gas ha riportato la calma. Alla fine ha prevalso il civile confronto tra gli inquilini e gli addetti dell’ufficio tecnico che sono arrivati per l’ennesimo sopralluogo sul posto. All’interno dell’immobile rimangono comunque attivi la corrente elettrica e l’acqua potabile che al momento non sono state ancora staccate.

Nei prossimi giorni probabilmente se gli irriducibili non lasceranno le proprie abitazioni si procederà ad uno sgombero forzato dell’edificio che è a tutti gli effetti pericolante. Fino a qualche settimana fa all’interno del caseggiato erano presenti circa una settantina di persona. Una cinquantina hanno adesso lasciato l’immobile. Gli altri hanno invece deciso di rimanere sfidando l’ordinanza del sindaco che invitava tutti a lasciare le propria abitazioni per pericolo di crollo. La "casbah" di Cerro, così è chiamato questo edificio, ha ospitato per anni molte famiglie che spesso vivevano al limite del degrado sociale.

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