di Simona Ballatore
L’ordinanza che mette “a distanza” le scuole superiori è piombata così, su una scuola ancora a caccia di prof e del personale aggiuntivo previsto per far fronte all’emergenza Covid. "Che non si tocca", tuonano i sindacati. Mancano ancora 800 supplenti a Milano: gli ultimi numeri dal provveditorato. "Noi ne abbiamo contati 900, tutti sul sostegno, più alcuni spezzoni sulle materie: matematica, italiano alle medie, lingue straniere - sottolinea Jessica Merli, Flc Cgil Scuola -. Abbiamo perso due mesi di scuola in presenza e forse, anche se speriamo di no, gli unici due dell’anno. Ministero e provveditorato milanese ne dovranno rispondere. Siamo contrari al ritorno alla didattica a distanza: molte scuole e famiglie non sono pronte". E anche fra quelle pronte a traslocare online già da lunedì si rincorrono gli interrogativi rileggendo l’ordinanza riga per riga.
"La scuola è il settore che ha fatto di più in termini di sforzo e adeguamento alla situazione - sottolinea Augusta Celada, direttore generale dell’Ufficio scolastico Regionale - è una macchina molto complessa e delicata. Cambiare così le modalità di funzionamento e organizzative può avere un impatto negativo sul piano pedagogico e di fattibilità. Sono tanti i punti da chiarire". Sono stati messi nero su bianco al termine di un tavolo regionale che ha visto confrontarsi ieri mattina tutti i dirigenti degli uffici territoriali, l’assessore regionale all’Istruzione Melania Rizzoli, i dirigenti delle imprese dei trasporti e le rappresentanze sindacali dei dirigenti scolastici, del personale della scuola e dei docenti. Primo punto: "È emersa la necessità diversificare le misure sul territorio - sottolinea Celada -. Perché a fronte di situazioni preoccupanti per il numero di contagi e le prospettive delle prossime settimane, ci sono situazioni in cui è più sotto controllo il tasso di contagio". Seconda frase da chiarire: didattica a distanza "salvo eventuali bisogni educativi speciali". "Ci sono sia disabilità sia situazioni di particolare rilievo pedagogico. Si vuol capire in cosa consista la “particolare attenzione“".
Altra incognita: tutto in remoto ad eccezione dell’attività laboratoriale. "Cosa si intende? - chiede anche la direttrice - ci sono indirizzi in cui l’attività laboratoriale è strutturale e preponderante. Oltre ad attività “fisiche” assimilabili all’attività laboratoriale come l’educazione fisica, la danza per il coreutico. Si deroga?". E nel mirino finisce pure l’acronimo utilizzato nell’ordinanza: “Dad” - didattica a distanza - e non la “Did”, didattica digitale integrata prevista dal ministero. Dietro le parole due mondi. Ultimo punto, delicatissimo: i prof lavoreranno da casa o da scuola? "Le lezioni non sono sospese. Bisogna definire le condizioni fisiche e i profili di responsabilità personali: non può essere lasciato tutto in maniera indiscriminata alla decisione dei dirigenti", ricorda Celada. Verbale pronto. Destinatari: Regione e, per conoscenza, Ministero. "Sia fatta chiarezza - chiude Celada -. Perché c’è un imperativo “le scuole devono...” ma nel capoverso successivo la nota “per chi non è ancora pronto”. Dal mio osservatorio tutte le scuole superiori lombarde sono pronte e lo hanno dimostrato. La scuola non è da ridisegnare, si era ben disegnata. La preoccupazione ha forse prevalso rispetto alla valutazione puntuale di quello che la scuola ha già messo in campo".
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