
La armi sequestrate dagli agenti nell'operazione
Milano – Quanto ci fosse di autentico in quei messaggi anonimi ("Ci ho sparato con una Glock vera") e quanto di solo millantato per farsi belli coi coetanei ("Martedì provo a fare del napalm...") probabilmente non si scoprirà mai: ad esempio, uno dei ragazzini, oggi maggiorenne, avrebbe raccontato di aver scritto in chat di una lama solo perché all’epoca era vittima di bullismo.
Di certo si sa che gli investigatori hanno sequestrato pistole finte, coltelli da Rambo, tirapugni e scatole piene di cartucce: tutto materiale che depone a favore dell’insana passione per le armi degli adolescenti perquisiti e al tempo stesso dell’uso distorto che facevano dei social network, usati per scambiarsi dritte su come modificare pistole giocattolo o su come miscelare sostanze per ottenere stupefacenti.
L’operazione “Alchimia” è scattata all’alba di mercoledì, a valle dell’indagine coordinata dal capo della Procura per i minorenni Ciro Cascone e dal pm Sabrina Ditaranto: gli agenti della Postale, affiancati dai colleghi della Digos e dalle unità cinofile, hanno passato al setaccio gli appartamenti in cui vivono otto under 18, rintracciati a Milano, nel Pavese e ad Avellino, Lecce, Pisa, Sassari, Nuoro e Treviso.
Tra loro il figlio di un manager e il figlio di un giostraio. Si parlavano solo attraverso Telegram, iscritti a gruppi come “Ricette chimiche real”, “Fabbricazione armi”, “Armeria anarchica” e “Alchimia e ricerca”: lì condividevano informazioni e consigli su bottiglie incendiarie, esplosivi e detonatori, con tutorial autoprodotti.
L’inchiesta degli specialisti del Centro operativo per la sicurezza cibernetica di Milano, coordinati dalla dirigente Lisa Di Berardino, è partita dai consueti controlli della Rete, che a ottobre hanno intercettato le chat sospette: i contenuti postati dagli utenti sono stati costantemente monitorati; a un certo punto, è stata lanciata anche una campagna di crowdfunding per reperire i soldi necessari a tenere in piedi i gruppi sull’app di messaggistica istantanea.
"I miei genitori sono contrari alle armi, allora me le fabbrico io, oppure me le prendo da qualche parte... ci ho sparato con una Glock vera... te lo dico perché le modifico da quando avevo 14 anni", il post di uno degli iscritti. "Io avevo una Glock, però poi ci sono andato a scuola perché lo avevo visto in un film americano", ha scritto un altro adolescente, anche se gli agenti non hanno reperito né segnalazioni di istituti scolastici su episodi del genere né video in chat che dessero prova della presenza della pistola in un’aula.
"Avete mai fatto una molotov? Io sì... martedì provo a fare del napalm... qualcuno ha un video tutorial per un detonatore... buon pomeriggio, ecco a voi un piccolo dispositivo...", un’altra conversazione agli atti.
"Le dotazioni tecnologiche di cui si avvalgono il Servizio polizia postale e i Centri operativi per la sicurezza cibernetica (Cosc), unite all’esperienza e all’elevato livello di specializzazione del personale che vi presta servizio, consentono di superare il muro di anonimato dietro il quale solitamente si celano i cyber criminali – si legge in una nota della Questura di Milano –. Resta tuttavia di fondamentale importanza che tutti gli utenti segnalino eventuali contenuti illeciti rinvenuti in Rete, interessanto immediatamente la polizia postale o attraverso il sito internet e i profili social del commissariato di ps online o rivolgendosi direttamente ai centri e alle sezioni operative per la sicurezza cibernetica presenti su tutto il territorio nazionale".