Milano, bivacco di clochard e sbandati: gli invisibili accampati al Castello Sforzesco

Tende e giacigli di fortuna ancora lì a un mese dallo stupro denunciato da una sedicenne in quell’area. Il Comune: li allontaneremo

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Milano - Una tenda da campeggio azzurra è agganciata alla cancellata. Sullo sfondo, le mura del Castello Sforzesco. Quello immortalato all’ingresso del fossato è il giaciglio improvvisato di uno dei tanti disperati, senza dimora e tossici che si accampano lungo il perimetro di uno dei monumenti simbolo della città, tra i più amati da milanesi e turisti. Non c’è giorno che non spuntino bivacchi. È la situazione di un mattino di settembre: un uomo si affaccia dalla tenda vista Castello e si pettina guardandosi in uno specchietto che regge con l’altra mano. Persone invisibili sono avvolte dentro coperte, adagiate sulle panchine oppure sdraiate sulle amache tra gli alberi, dentro gli spazi verdi a pochi passi dai vialetti e dai sentieri che conducono al parco o all’ingresso del Castello. E lì restano mentre i lembi dei piumoni sono mossi dal vento. Presenze che nella loro immobilità contrastano il ritmo della città scandito dal passo di chi va al lavoro, dalle corse dei runner e dalle passeggiate dei visitatori. Tutti si tengono qualche passo più un là dai disperati incrociati sul cammino. Ma la scena non sfugge a nessuno. Anche perché l’accampamento a macchia di leopardo porta con sé scie di cartoni adagiati a terra, bottiglie, sacchi con effetti personali, coperte e cibo. Una fotografia scattata in pieno centro e in pieno giorno. Ma di notte la situazione non cambia, anzi è anche peggio, perché con il buio le presenze aumentano: uomini sdraiati sul prato, in sequenza, altre tende e altri giacigli. Anche giovani che hanno tutta l’aria di essere ubriachi dopo una notte trascorsa tra i locali.

Questo il panorama a neanche un mese da quando questo spicchio nel cuore della città è finito sulle pagine di cronaca per la denuncia di uno stupro tra domenica 28 e lunedì 29 agosto ai danni di una sedicenne, la quale ha raccontato alla polizia di essere stata aggredita nell’area verde attorno al Castello da uno sconosciuto che si era offerto di accompagnarla alla fermata dei taxi dopo una serata in una discoteca di viale Alemagna. Dall’uscita ha poi percorso la strada che porta alla stazione ferroviaria di Cadorna, fino a raggiungere le vie che circondano il Castello. Un tragitto lungo poche centinaia di metri ma che presenta diversi angoli bui e con pochissima visuale dalla strada. È un budello stretto tra le cancellate del Parco Sempione e la corsia ciclabile, illuminato a intermittenza prima di aprirsi sul piccolo slargo all’incrocio tra via Paleocapa e via Jacini. Una volta in piazza Castello, lo sguardo corre agli accampamenti sui prati. "Poco decoro e poca sicurezza. Non è cambiato nulla", il commento degli habituè della zona, che allargano la riflessione al contesto del Parco Sempione, "pure questo interessato dai bivacchi e sempre frequentato da spacciatori". Davanti alla facciata principale del Castello, a fare da accoglienza ci sono venditori abusivi che chiedono qualche moneta sventolando braccialetti di stoffa. Lo sguardo si apre poi sugli accampamenti a ridosso della cancellata, che viene chiusa di notte (nella bella stagione, alle 23.30). Alle 11 del mattino i giacigli sono in bella vista. Attorno all’ora di pranzo, il campo è sgombro. La giornata evidentemente viene trascorsa da un’altra parte. Poi, la sera, l’accampamento si riforma.

Da Palazzo Marino rispondono che la situazione dei bivacchi attorno al Castello è nota. "Al momento – spiegano gli uffici – ci stiamo concentrando sui tunnel della stazione Centrale (altro punto gettonato dai senza dimora, ndr) – e tra i prossimi interventi ci sarà quello attorno al Castello, procedendo con lo stesso sistema che vede la sinergia tra Servizi sociali e polizia locale per allontanare le persone dai luoghi di bivacco e invitarle a recarsi nei centri di aiuto".

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