Fornitura di camici per il Covid, indagato il cognato di Fontana

La Guardia di finanza ha acquisito i contratti di fornitura dei materiali nel pieno dell’emergenza dalla società Dama spa alla Regione

Guardia di Finanza (foto di repertorio)

Guardia di Finanza (foto di repertorio)

Milano, 9 luglio 2020 - Andrea Dini, il titolare della società Dama srl, cognato del governatore Attilio Fontana, e Filippo Bongiovanni, dg della società Aria, la centrale di acquisti regionale, risultano indagati dalla Procura per il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente nell’inchiesta sulla fornitura di camici e altro materiale per 513 mila euro durante l’emergenza Covid. Inoltre i pm hanno sentito come testimoni l’assessore Raffaele Cattaneo e Francesco Ferri presidente di Aria. Proprio ieri pomeriggio la guardia di finanza è tornata in Regione Lombardia per acquisire i documenti relativi alla vicenda dei camici forniti durante l’emergenza coronavirus dalla Dama spa, società di cui detiene una quota anche la moglie del governatore Attilio Fontana e gestita appunto dal cognato. Con la visita negli uffici re gionali dei militari e l’iscrizione nel registro degli indagati, l’inchiesta entra nel vivo.

I pm Luigi Furno, Paolo Filippini e l’aggiunto Maurizio Romanelli hanno dato mandato al Nucleo speciale di polizia valutaria di prendere possesso dei contratti di fornitura stipulati tra Aria Spa (la Centrale acquisti della regione Lombardia) e l’azienda gestita da Andrea Dini. Quello che devono chiarire i magistrati è se la procedura con cui è stata concessa la fornitura di camici e altro materiale medico da 513mila euro si sia svolta in modo regolare oppure no. La vicenda risale allo scorso 16 aprile, in piena emergenza Covid, quando Aria Spa (la Centrale acquisti della regione Lombardia) ha ordinato 513mila euro di camici e altro materiale alla Dama spa.

In base alle ricostruzioni , le fatture sarebbero state stornate e l’acquisto trasformato in una donazione solo dopo la diffusione della vicenda sui media nazionali. Dini finora ha sempre negato, affermando che il suo intento era sin dall’inizio a scopi benefici. Una smentita era arrivata anche dal governatore Fontana, che si era detto estraneo alla vicenda e aveva annunciato querele. Spetterà ora alla procura stabilire se la procedura con cui è stata concessa la fornitura si sia svolta in modo regolare oppure no. Andrea Dini aveva spiegato che si sarebbe trattato di un equivoco: non una fornitura, ma una donazione.

«Quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto, perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione", la spiegazione di Dini. Fontana, invece, aveva risposto per iscritto agli inviati di Report, che avevano messo in luce l’"anomalia" dicendo "di non sapere nulla della procedura attivata da Aria: non sono mai intervenuto in alcun modo. Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante Aria Spa non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito".  

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