Roberto Visentin, il calzolaio che ha inventato il "Tacco sospeso" vince il Premio Bontà

A Cinisello effettua le riparazioni delle scarpe anche a chi non puo’ pagare. Un'iniziativa che gli è valsa il Premio Internazionale della Bontà

Roberto Visentin, calzolaio Cinisello

Roberto Visentin, calzolaio Cinisello

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Ci sono le scarpe da sistemare subito, "perché sono per un’anziana che è in ospedale e riesce a camminare bene solo con queste". C’è un’altra signora arrivata a piedi dalla Crocetta che consegna un altro paio di calzature, che si aggiungono a quelle che ancora sono da riparare. "Però ti pago quando ripasso".

Del resto, Roberto Visentin è diventato famoso, anche fuori dai confini cittadini, per aver lanciato il “Tacco sospeso”, iniziativa che gli è valsa anche il "Premio internazionale della bontà 2022". "Non me l’aspettavo e mi ha emozionato. Avrebbe fatto felice mio padre, che ci ha lasciato pochi mesi fa e dal quale ho imparato questo mestiere, prima gironzolando da bambino mentre lavorava e poi di ritorno dal militare quando mi sono davvero appassionato e ho capito che poteva essere la mia strada".

Dal 1989 in via Cadorna, Visentin ripara ogni giorno una trentina di scarpe, a cui si aggiungono poi borse, valigie, cinture. "Durante la pandemia ho iniziato a chiedermi cosa potessi fare. Quando è finito il lockdown, qui non arrivava nessuno: del resto, io lavoro se la gente cammina molto e consuma le scarpe e per mesi erano tutti rimasti in casa". La crisi ha poi fatto il resto. "Già prima del Covid da me esisteva il “pagherò”. Poi ho voluto istituzionalizzarlo, mettendo fuori un cartello: alcune riparazioni sono indispensabili, non si possono rimandare. E per chi non può sostenere la spesa non c’è problema: pagherà appena può".

Tacchi consumati o rotti, suole da sostituire, interni da rifoderare, ricuciture da fare. "Con un po’ di fantasia e ingegno, tutto si sistema. Ci sono suole che vengono fatte male dal produttore: si spaccano a metà e dentro si sfaldano. Ma con un lavoro più lungo e completo di sostituzione, si possono recuperare anche quelle". Da quando il “Tacco sospeso” ha preso piede, si è creato un circuito di solidarietà.

"C’è chi ha iniziato a portarmi più scarpe per farmi lavorare, chi a pagarmi in anticipo, chi addirittura a darmi un extra proprio per sostenere la mia iniziativa. Anche alcuni fornitori mi hanno inizialmente lasciato del materiale in aggiunta per dare un aiuto a chi è in difficoltà".

Del resto, da sempre le scarpe sono un "elemento di dignità. Si sta tornando un po’ indietro, quando ne avevamo 3 paia e dovevano durare, si sistemavano prima di buttarle, gli si dava una nuova vita lucidandole e togliendo i segni del tempo. È anche un modo per limitare i consumi e inquinare meno, oltre che aiutare chi è in difficoltà, perché magari ha perso o ridotto il lavoro".

 

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