Bici e treni: l’Italia viaggia a due velocità

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Gabriele

Moroni

Mentre a Milano e dintorni qualcuno vuole svendere per quattro soldi i treni regionali polacchi acquistati pochi anni fa (a cifre esorbitanti e mai veramente entrati in funzione!) e si parla addirittura di richieste di aumenti delle tariffe (questo mentre in Spagna vogliono rendere gratuiti gli abbonamenti ai treni locali per almeno tre mesi!), la mia recente vacanzina in Alto Adige a base di bicicletta e trasporto pubblico conferma ancora una volta la distanza siderale tra due modi diversi di gestire la mobilità, lì interconnessa, puntuale ed efficiente. Ti dimentichi l’automobile in albergo e ti lasci scorrazzare in autobus (si sale solo davanti e con la mascherina obbligatoria sul serio, si paga direttamente al conducente oppure si acquista la carta valore, l’aria condizionata funziona) per andare ovunque nella valli, ladine e non, e potere se vuoi, fare coincidenza (parola sparita dal vocabolario FS) con i treni regionali, puliti, recenti e in orario. Basta recarsi a Brunico per rendersi conto di cosa voglia dire mobilità integrata: bike station coperta, attraversi su strisce pedonali e sei al terminal dei bus, a fianco della stazione ferroviaria. Per cui, in qualunque modi tu arrivi lì, sei sicuro di avere a disposizione un treno per andare dove ti pare, se vuoi caricando la bicicletta, magari fino in Austria, per farti poi a ritroso la celeberrima ciclabile della Val Pusteria. Perché mai da noi tutto ciò non è possibile? Eppure siamo sempre in Italia, fino a prova contraria. Buone vacanze a tutti.

Ettore Fittavolini, Piacenza

Infatti. Siamo sempre in Italia, amico Ettore. E allora, è un modello tanto difficile da riprodurre?

gabrielemoroni51@gmail.com

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