Milano: barconi sui Navigli, assolti i gestori "ribelli"

Annullata la condanna dei titolari di "Frank Pummarola". Nel 2017 impedirono ai vigili di bloccare l’accesso alle chiatte fuorilegge

Operai al lavoro la mattina del 3 gennaio 2018 per la rimozione delle chiatte dal Naviglio

Operai al lavoro la mattina del 3 gennaio 2018 per la rimozione delle chiatte dal Naviglio

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Milano -  Assolti "perché il fatto non sussiste". Così la Cassazione ha ribaltato il verdetto d’Appello, annullando la condanna comminata il 9 febbraio 2021 ai gestori del ristorante-pizzeria "Frank Pummarola". La storia, che si inserisce nell’infinita querelle sui barconi per decenni ancorati lungo il Naviglio Pavese, risale al 24 agosto 2017. Quella sera di fine estate, i titolari del locale e alcuni dipendenti impedirono agli agenti della polizia locale e ai tecnici del Demanio di "blindare" con barre di ferro gli ingressi della più voluminosa delle chiatte, riconosciute fuorilegge dal Consiglio di Stato dopo una lunghissima battaglia a colpi di carte bollate.

Come si legge nelle motivazioni, uno dei gestori si piazzò con una sedia davanti all’ingresso del barcone, spiegando ai ghisa che avrebbe chiamato la stampa nel caso fossero andati avanti con l’intervento. E altri cinque gli diedero manforte, pur senza proferire minacce nei confronti dei vigili, tanto che alla fine gli agenti decisero di interrompere le operazioni (prologo alla rimozione definitiva che andò in scena il 3 gennaio 2018), non prima di aver identificato i presenti per denunciarli per interruzione di pubblico servizio.

Da lì è scattato l’iter giudiziario che ha portato al processo. In primo grado, il Tribunale ha assolto gli imputati, spiegando che l’azione si era limitata "a una manifestazione di disappunto" e che "non si era realizzato alcun turbamento della funzione nel suo complesso". Una tesi non condivisa dai giudici di secondo grado, che hanno condannato gestori e dipendenti sostenendo che la scelta di bloccare i lavori fosse dipesa proprio dall’atteggiamento degli imputati, che avevano di fatto costretto il comandante della polizia locale a chiedere agli agenti di rinviare per evitare problemi di ordine pubblico.

Nei giorni scorsi, la Cassazione ha scritto la parola "fine", annullando la precedente condanna: per gli "ermellini", la protesta non determinò "un’alterazione del funzionamento, anche se temporaneo, nel suo complesso del pubblico ufficio o servizio, chiamato a eseguire i lavori per la chiusura degli accessi al canale artificiale". Per una vicenda che si chiude, ce n’è un’altra ancora aperta sul fronte barconi, peraltro venduti in blocco la scorsa settimana per 100 euro a una ditta di Rovigo: i titolari dei ristoranti "sfrattati" sono in causa col Comune per una richiesta da 58.588 euro a titolo di indennità di occupazione dello spazio acqueo.

 

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