La baby gang del figlio del capo ultrà dell'Inter: "Ti ammazziamo"

Pestaggi e rapine a Carugate: due minorenni in cella, un altro non potrà uscire di casa

La baby gang in azione nel supermercato nelle immagini diffuse dai carabinieri

La baby gang in azione nel supermercato nelle immagini diffuse dai carabinieri

Carugate (Milano) -  Centro commerciale Carosello di Carugate, pomeriggio del 10 novembre 2021. C’è un ragazzino che zigzaga nei corridoi con un monopattino: ha compiuto 17 anni da qualche mese ed è figlio di un capo ultrà della Curva Nord, il cuore pulsante del tifo organizzato interista.

L’addetto alla sorveglianza se ne accorge e gli chiede di scendere dalla tavoletta elettrica: l’adolescente fa finta di farlo, ma pochi secondi dopo riprende a girovagare tra gli scaffali. A quel punto, il vigilante si avvicina per fermarlo e nota che il minorenne ha nascosto un pacchetto di caramelle nella tasca dei pantaloni. "Deve pagare la merce", gli dice.

È in quel momento che spunta un secondo baby bullo di 16 anni: i due iniziano a minacciare e insultare il responsabile della security con frasi come "Neg. di m., ti ammazziamo", "Non sai che qui comandiamo noi", "Chiamiamo gli altri".

L’uomo si ritrova circondato, con un terzo a dar manforte: è proprio quest’ultimo a colpirlo con un pugno al volto, mentre l’amico in monopattino agita un coltello a serramanico. L’aggressione, ripresa dalle telecamere, rientra nell’elenco di 9 raid che la banda del "20061" – il cap di Carugate che la identificava, sulla falsariga di quanto accaduto a Milano con le gang di San Siro, Quarto Oggiaro e altre zone periferiche – avrebbe messo a segno nell’autunno scorso: blitz brutali, passanti pestati a caso e rapine di gruppo.

All’alba di ieri, i tre del "Carosello" si sono visti notificare dai carabinieri l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale per i minorenni Marina Zelante: il sedicenne e il diciassettenne sono finiti in carcere, mentre un altro sedicenne, a cui è stato contestato solo l’episodio del 10 novembre, dovrà restare a casa senza poter comunicare con altri né via telefono né con altri strumenti tecnologici.

L’indagine dei militari della stazione di Carugate e della sezione operativa della Compagnia di Pioltello, guidati dal capitano Francesco Berloni, scatta venti minuti dopo la mezzanotte del 22 ottobre, quando un uomo chiama il 112 raccontando di essere stato appena picchiato e derubato sotto casa di i-Phone, cuffie wireless e computer portatile.

"Tu non mi conosci, io sono fuori di testa, io ti ammazzo", si è sentito dire. Cinque giorni dopo, la gang torna in azione: stavolta nel mirino finisce una guardia giurata, che si ritrova in pronto soccorso con le ossa nasali fratturate. Passano altri cinque giorni, e il 31 ottobre un ragazzo seduto su una panchina viene avvicinato da un adolescente: "Sai chi sono?". Al "no" di risposta parte una scarica di cazzotti. E arriviamo al 14 novembre: due della banda, il diciassettenne figlio del capo ultrà e il sedicenne del pugno al vigilante del "Carosello", cominciano a inveire contro due carabinieri, intervenuti in via Garibaldi a Carugate per una segnalazione di danneggiamenti alle auto in sosta. "Pigli il manganello per far cosa?", "Cosa fai prendi le manette?" "Vieni qui che ti accoltello", le parole di sfida lanciate a distanza. Uno dei militari indossa una body cam: la mini telecamera inquadra chiaramente i volti degli aggressori, gli stessi ripresi dagli occhi elettronici del centro commerciale e riconosciuti dalle vittime negli album fotografici in caserma.

Ventiquattro ore dopo , tocca a un brigadiere della Finanza libero dal servizio, a bordo dell’autobus Sp-208: alla richiesta di indossare la mascherina e di togliere i piedi dai sedili, in tre lo buttano a terra e lo pestano con calci e pugni, evidenziando ancora una volta "l’elevata pericolosità sociale" e "la totale refrattarietà al rispetto della legalità e delle forze dell’ordine" che il giudice ha posto alla base dei provvedimenti restrittivi.

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