
Nel caso dell’autismo è prezioso iniziare le attività riabilitative fin dall’infanzia
Di queste liste d’attesa si parla poco. Eppure esistono, sono consistenti e rallentano il percorso di vita dei diretti interessati oltre a provocare sofferenze e disagi alle loro famiglie. Il riferimento è alle liste d’attesa per la presa in carico di bambini, ragazzi e adulti nello spettro autistico. Un universo non univoco, quello della disabilità. Anzi, decisamente composito. Nella diversità delle situazioni si possono però isolare tre questioni oggi critiche: le liste d’attesa e i servizi per i minori autistici, le liste d’attesa e i servizi per i giovani e gli adulti autistici e, infine, il persistere di una standardardizzazione dei servizi che talvolta complica o addirittura impedisce la presa in carico di ragazzi o adulti nello spettro autistico.
Per quanto riguarda i bambini nello spettro autistico, le liste d’attesa per i centri accreditati dalla Regione sono, a Milano e in Lombardia, in media di due anni. Per quanto riguarda i ragazzi maggiorenni e gli adulti nello spettro si va anche molto oltre: 6 anni possono non bastare. E questo accade perché in Lombardia e nel resto del Paese non ci sono abbastanza centri né servizi per chi conviva con un autismo di livello 3, il più grave: non ancora, a dispetto del gran parlare che si fa di autismo e di inclusione. In questi casi può capitare che i ragazzi o gli adulti siano ancora oggi ospitati in comunità psichiatriche sebbene l’autismo non sia una malattia, tantomeno mentale. Leggere per credere la storia di Pietro, qui sotto. "Nel caso dei bambini nello spettro autistico, le liste d’attesa per i centri accredidati che offrono prestazioni riabilitative sono dovute a due fattori: i percorsi sono lunghi, quindi occorre tempo prima che si liberi posto, e bisogna ampliare l’offerta, aumentare i centri e i servizi – spiega Ivan Limosani, il responsabile della Direzione Welfare della Regione che si occupa di disabilità –. A tal proposito la Regione ha previsto di stanziare, in due diversi momenti, tra l’estate scorsa e i primi mesi di quest’anno, 5,5 milioni per potenziare le strutture accreditate per minori, metterle in condizione di dare più prestazioni e ridurre le attese".
Problema diverso la presa in carico di giovani e adulti nello spettro autistico, soprattutto di livello tre: "In questo caso – prosegue Limosani – la soluzione migliore è che i ragazzi possano vivere a casa, con un progetto di vita adeguato. Ma l’offerta prevalente è ancora oggi quella delle Residenze sanitarie per disabili (RSD) nelle quali non è sempre facile inserire persone nello spettro di livello tre perché non si riesce a garantire il rapporto uno a uno tra ospiti ed educatori, perché sono strutture che accolgono persone molte diverse e perché, talvolta, mancano profili con competenze specifiche sull’autismo. In aggiunta, anche in questo caso, chi entra in una RSD ci rimane per anni e le attese per nuovi ingressi possono farsi lunghe". Che intende fare, quindi, la Regione? "Entro il primo trimestre di quest’anno – fa sapere Limosani – attiveremo tre équipe ospedaliere, le EDECO, specializzate in problemi comportamentali. Faranno riferimento ad altrettante Asst: Santi Paolo e Carlo di Milano, Spedali Civili di Brescia e Pavia. E daranno un supporto ai centri, agli operatori e alle famiglie. Questo va nell’ottica di potenziare i servizi di secondo e terzo livello". Un problema di non poco conto e per il quale non si intravedono interventi strutturali a nessun livello è la carenza di personale, in particolare di educatori.