Trezzo, la grandezza di padre Calvi messa per iscritto

La grafologa forense Lucia Benedos ha studiato stile e linguaggio del frate di Concesa che Trezzo vuole santo

Padre Benigno Calvi nacque nel 1906 a Inzago e morì nel 1937

Padre Benigno Calvi nacque nel 1906 a Inzago e morì nel 1937

Trezzo sull'Adda (Milano), 17 febbraio 2020 - L'anima, il pensiero e la vocazione in undici anni di scritti, la grafologa forense e il frate di Concesa che il paese vuole Santo: si intitola “Io voglio andare a Frate” ed è stato presentato nei giorni scorsi alla Libreria Claudiana di via Francesco Sforza a Milano, il nuovo straordinario contributo alla conoscenza di padre Benigno Calvi, il fraticello carmelitano vissuto fra il 1909 e il 1937, icona della frazione del santuario. Autrice Lucia Benedos, perito grafologo del Tribunale di Milano, membro dell’Associazione Italiana di grafologia e autrice di libri e saggi. Un volume pregiato che analizza l’evoluzione della scrittura e del linguaggio negli scritti del frate di Concesa dal 1926 all’anno della morte, il 1937. Dunque dai 17 ai 28 anni. Materiale di studio e conoscenza, certo.

Ma il volume andrà anche ad aggiungersi al voluminoso faldone per la canonizzazione, il cui processo prosegue ormai da due decenni. Un incontro “folgorante” quello fra la grafologa e il giovane frate del santuario dei Carmelitani. "Avevo appena concluso uno studio analogo su altro personaggio - racconta la Benedos - quando sono venuta in contatto con la figura di padre Benigno. Ho lavorato per due anni, ma nelle pause dall’attività “normale“". Al cesello quaderni e appunti tutti messi a disposizione dall’archivio del Santuario della Divina Maternità. Qui l’incontro con il gruppo Amici di Padre Benigno "che mi è stato di grande supporto". Un pensiero ad Eleonora Mauri, imprenditrice e studiosa da poco scomparsa, appassionata della storia del frate "che trascrisse le prediche di Benigno e con cui ho avuto un continuo confronto". Sull’analisi grafologica. "In lavori come questo l’analisi grafologica è tutt’altro che una mera operazione tecnica. L’esperto cerca la coerenza fra la scrittura e il personaggio, dalle parole scritte arrivano importanti informazioni su pensiero, affettività, linguaggio". E Padre Benigno? "Ho riscontrato una grande coerenza nell’evoluzione della sua scrittura. Dei talenti pienamente espressi e sviluppati".

Nessun diario. Molte omelie "di grandissimo interesse: su temi vari, l’amore, gli affetti, l’educazione. Era un grande pedagogo, e questo è noto. Mi ha divertito uno scritto in cui se la prende con i genitori che davano ai figli nomi strampalati, inaccettabilmente originali per i tempi". In uno scritto del 1926 angoscia e timori, "era scoppiato un grande scandalo in seno all’Ordine dei Carmelitani, e si rischiò la chiusura di tutti i santuari". La scrittura: "A Cherasco i novizi imparavano la bella grafia. La scrittura di Benigno non solo muta negli anni, ma muta a seconda del contesto, di ciò che scrive, e del destinatario". L’ultima predica, e la fine: "Visse la morte con il coraggio di un soldato che va al fronte".