Segrate, consigliere condannato per la mazzetta offerta al sindaco

Quattro anni al capogruppo azzurro Del Giudice accusato di aver tentato di corrompere il sindaco Micheli

Giuseppe Del Giudice, consigliere di Forza Italia, pronto a ricorrere in appello

Giuseppe Del Giudice, consigliere di Forza Italia, pronto a ricorrere in appello

Segrate (Milano), 24 gennaio 2019 - Lui ha sostenuto che le sue parole sono state "travisate", che non ci fu alcuna proposta illecita, ma il Tribunale di Milano lo ha condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Una pena, inflitta in primo grado al consigliere comunale di Segrate Giuseppe Del Giudice, superiore di 4 mesi rispetto alla richiesta del pm Paolo Filippini. L’esponente di Forza Italia è finito sotto processo con l’accusa di istigazione alla corruzione nei confronti del sindaco di centrosinistra Paolo Micheli, che lo aveva denunciato. I giudici della quarta sezione penale del Tribunale di Milano hanno però respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata dall’amministrazione comunale che nel processo si è costituita parte civile, rappresentata dall’avvocato Umberto Amborsoli. Nel quantificare la pena (le motivazioni verranno depositate entro i prossimi 40 giorni) il Tribunale ha giudicato le "attenuanti equivalenti alle aggravanti" contestate.

"Una sentenza ingiusta - spiega il difensore di Del Giudice, l’avvocato Roberto Iannaccone - dopo aver letto le motivazioni presenteremo ricorso in appello". La vicenda, in parte venuta a galla dalle intercettazioni disposte dal pm nell’ambito di un’altra inchiesta, riguarda un appalto ventennale da 20 milioni di euro. Come si legge nel capo di imputazione, nell’estate 2016 "in violazione dei doveri inerenti la pubblica funzione di consigliere comunale del Comune di Segrate" Del Giudice - 70 anni, in politica dal 1983 prima in Alleanza Nazionale e poi transitato nel Pdl e in Forza Italia - avrebbe offerto al primo cittadino "una somma non inferiore a 600mila euro" affinché favorisse, con atti contrari ai doveri di ufficio, la società "da lui sponsorizzata" nell’affidamento dei lavori di "adeguamento, messa a norma, anche sotto il profilo del risparmio energetico, dell’impianto di pubblica illuminazione e dei semafori di tutta la cittadina". Società che, dall’inchiesta, è risultata però estranea alla “manovra” illecita. All’epoca Micheli era sindaco da pochi mesi.

Del Giudice, all’opposizione, avrebbe tentato di far andare in porto l’affare nonostante la proposta presentata dall’impresa da lui caldeggiata all’ente locale, già "dichiarata di pubblico interesse dalla precedente Giunta", fosse stata da Micheli "volutamente accantonata perché ritenuta antieconomica rispetto alle condizioni dell’offerta Consip", la centrale acquisti della pubblica amministrazione. L’offerta, in sostanza, era troppo costosa per le casse pubbliche. «Ti offro la fetta di torta destinata ad altri". È stata questa la frase che ha spinto Micheli a presentarsi in Procura per riferire il tentativo di corruzione. "Ho fatto ciò che qualunque funzionario pubblico dovrebbe fare - commenta il sindaco -,qualsiasi persona al mio posto avrebbe agito nello stesso modo. Sono garantista e continuerò ad esserlo fino all’ultimo grado di giudizio, tuttavia colpisce il silenzio assordante mantenuto dalla Lega e da Forza Italia in questi anni: non solo non hanno detto una parola, ma hanno continuato ad accordare a Del Giudice l’importante ruolo di capogruppo di Forza Italia". Ora, a motivazioni della sentenza acquisite, Del Giudice dovrebbe perdere la carica di consigliere. "Avevamo chiesto un risarcimento di 10mila euro per i danni di immagine procurati alla città - conclude Micheli -: era un atto dovuto, non ci aspettavamo di incassare la somma".