Pessano con Bornago, operaio cade da ponteggio: condannate tre aziende

Era Vincenzo Raco, residente a Gerenzano, nel Varesotto, dopo tanto precariato credeva di aver svoltato. Non sapeva che la sua vita sarebbe finita poche ore dopo

Dopo cinque anni di sofferenze da parte dei familiari

Dopo cinque anni di sofferenze da parte dei familiari

Pessano con Bornago (Milano), 27 gennaio 2018 - Il 4 agosto 2012, a Pessano con Bornago, un muratore è morto sul colpo, cadendo da un ponteggio. Era il suo primo giorno di lavoro, nonostante avesse 56 anni. Era Vincenzo Raco, dopo tanto precariato credeva di aver svoltato. Non sapeva che la sua vita sarebbe finita poche ore dopo. Era uscito di casa felice per il suo nuovo status, aveva raggiunto il capannone dove doveva costruire un muro divisorio. Un volo di sette metri non gli ha lasciato scampo.

La notizia era rimbalzata a Gerenzano, nel Varesotto, dove l’edile viveva con la moglie e tre figli, gettando tutti in un lutto perenne. Ieri, dopo cinque anni di processi, la Cassazione ha messo la parola fine alla vicenda, condannando le aziende legate da una catena di sub-appalti, coinvolte nell’incidente: la Immobiliare Mandelli e Nava; la Cabrini e Carrara e la Sps Servizi Posa Scibilia. Quattro mesi di reclusione per omicidio colposo a tutti gli imputati e 90mila euro di provvisionale, la Suprema Corte ha confermato le decisioni in primo grado e in appello.

«È una grande vittoria - spiega l’avvocato Domenico Musicco, presidente di Avisl (Associazione vittime incidenti stradali e sul lavoro), che ha assistito gli eredi - le ditte avevano scaricato tutte la responsabilità su di lui, ma noi abbiamo smontato le loro tesi una a una». «È stata fatta giustizia - aggiunge il difensore -. Vincenzo era un uomo che viveva per i suoi cari. In tempi di crisi era riuscito a trovare un posto. Qualsiasi cosa pur di far quadrare il bilancio domestico, ma qualsiasi lavoro deve rispettare le regole in materia di sicurezza. Non si possono fare profitti sulla pelle dei dipendenti. È assurdo. Questa pronuncia dimostra che non deve più accadere. Non è possibile continuare a morire in reparto o in cantiere: in un paese civile non succede».

Ora il risarcimento. «Chiederemo almeno un milione e mezzo. I figlia di Raco hanno dovuto rimboccarsi le maniche per tirare avanti, in attesa di una provvisionale che non è mai stata versata».