Pozzuolo, il segreto della Fiesta è dentro l'azienda

I dipendenti Ferrero primi “critici” del loro lavoro: assaggiano, criticano, consigliano

Li riconoscete? Sono i Ricchi e Poveri testimonial di Fiesta nel 1972

Li riconoscete? Sono i Ricchi e Poveri testimonial di Fiesta nel 1972

Pozzuolo Martesana (Milano), 6 marzo 2017 - Non sono tante le aziende in cui le ore sono scandite da un campanile, ma ce n’è una sola in cui a farlo è un mirabile esempio di gotico lombardo risalente alla metà del XXIII secolo. È la Ferrero di Pozzuolo Martesana, un grande e moderno stabilimento cresciuto dentro il paese, affianco alla medievale chiesa di San Francesco, sviluppandosi dal nucleo storico del caseificio aperto all’inizio del 900 da Giovanni Invernizzi e ceduto nel 1928 al rivale Egidio Galbani. Parte proprio dai due “formaggiai” più famosi della Lombardia la vicenda di uno degli stabilimenti Ferrero più importanti d’Italia, il terzo in ordine di tempo aperto dal colosso dolciario (40mila dipendenti in tutto il mondo), preceduto solo da quello di Alba (1946) e quello tedesco di Stadtallendorf (1958).

L’impianto di Pozzuolo entrò in funzione nel 1960 quando Michele Ferrero inventò un prodotto destinato a una piccola rivoluzione commerciale: il Ferrero Brioss (che poi diventerà Kinder Brioss) seguito, quattro anni dopo, dalla Fiesta. Una fetta di torta con un cuore al gusto di arancia candita, ricoperta di cioccolato e “bagnata” con un liquore all’arancia. Un grande successo fin da subito e un’altra rivoluzione commerciale che, nel 2014, nel suo cinquantesimo anniversario, ha tagliato il traguardo dei dieci miliardi di pezzi prodotti. Oggi sulle rive della Martesana si producono circa due milioni di Fiesta al giorno. Alle quali si aggiunge la nuova e più “aggressiva” versione Babarum.

La presentazione di questo nuovo prodotto è stata l’occasione per fare un giro nello stabilimento gioiello del gruppo. Che rifornisce di Fiesta e prodotti Ferrero “da frigo” tutta la Penisola. Che inventa nuovi dolci da lanciare e mette a punto nuove linee produttive. E che impiega circa 400 dipendenti, molti dei quali provenienti dalle vicinanze. Un esercito di lavoratori sottoposti a controlli molto severi per rispettare gli elevati standard di sicurezza e qualità dell’azienda, ma che possono ben dire di fare un “dolce lavoro”: quasi tutti i dipendenti impegnati sulle linee produttive devono infatti assaggiare i dolci che producono diverse volte durante il giorno e dare un voto (in base a criteri precisi) a quello che stanno assaggiando. Un’opinione che conta, visto che se il voto va sotto l’8,5 si ferma tutto per capire dov’è il problema.