"La fretta è cattiva consigliera". A Melzo il sindaco frena sull’ex Galbani

Ipotesi di progetto non ne mancano ma l’emergenza Covid ora accentra maggiore attenzione

L'area dismessa ex Galbani

L'area dismessa ex Galbani

Melzo (Milano), 31 agosto 2020 - Ex Galbani, l’incontro con le Officine Mak «sarà promosso nel più breve tempo possibile. Ma la fretta in queste cose è cattiva consigliera – così il sindaco Antonio Fusè, che riprende in mano la questione dopo la pausa estiva – La partita è enorme e delicata: è la sfida con la S maiuscola per il rilancio della nostra città. Ci confronteremo con calma». Un’aggiunta. «La questione Galbani è centrale: ma purtroppo, con l’emergenza ancora in atto, non è l’unica di cui ci dobbiamo occupare in queste settimane». Una certezza: l’occasione è unica, e non va perduta. Bando alle polemiche. «Chi ci attacca accusandoci già di atteggiamento sottomesso al privato guardi semmai a cosa è quell’area adesso: rifiuti, macerie e degrado. Voltare pagina non è un’opzione ma un dovere». 

Risale alla fine di luglio la notizia dell’acquisizione del sito dismesso da parte di Officine Mak, il colossale gruppo leader nei progetti di rinascita di aree dismesse che ha già capitanato il piano di recupero dell’ex Nokia a Cassina. Gli operatori hanno chiesto un incontro al Comune, rinviato ai primi di settembre. Occorre mettere mano alle linee guida e a una possibile convenzione. Versata una cauzione che ammonterebbe, a occhio e croce, a 400mila euro, l’operatore ha tempo per perfezionare l’acquisto sino ad aprile. 

Ipotesi di progetto non ne mancano. Sui tavoli comunali i progetti del passato, lo studio del Pim che ha ipotizzato percorsi sulla base degli elementi di appeal del sito, il lavoro e le proposte emersi nella prima fase di confronto sul nuovo Pgt. Quanto a Fusè, «ribadisco quanto ho detto a botta calda dopo la notizia dell’acquisizione. In ragione dell’importanza della partita, non abbiamo intenzione di correre. Affronteremo il confronto con calma, porteremo le nostre idee così come l’operatore i suoi progetti».

Sulle ipotesi di cui si vocifera residenza in centro, commerciale alle porcilaie decentrate. Il sindaco non si sbilancia: «È davvero tutto prematuro. Giusto che vi siano un’attesa così alta e un’attenzione assoluta verso la questione che resta la scommessa più rilevante del nostro mandato. Diciamo che purtroppo c’è un’attualità che ci tiene molto concentrati anche su altro: l’emergenza è tutt’altro che alle spalle».

Quattro milioni la base d’asta di luglio, l’acquirente dovrà sanare i debiti accumulati in anni all’ombra dell’area dismessa, da anni nelle mani del curatore fallimentare. Fra i creditori il Comune, che avanza tasse non versate per quasi tre milioni. L’area pronta a passare di mano è suddivisa in due lotti: 29mila metri quadrati per circa 88mila metri cubi edificabili il lotto centrale in zona stazione, che ospitò lo storico stabilimento, 20mila metri di superficie per 60mila di volumetria edificabile la Suinopoli Molgora, ovvero le porcilaie. Zone diverse, uguale situazione di degrado. L’area centrale necessita di una bonifica radicale