Tangentopoli a Cassano d'Adda: "E adesso restituite due milioni"

La Corte dei Conti quantifica il danno alla città

Edoardo Sala e Alessandro Casati

Edoardo Sala e Alessandro Casati

Cassano d'Adda (Milano), 4 gennaio 2019 - L'ex linificio aspetta ancora il recupero. Da dieci anni è il simbolo della tangentopoli di Cassano. Fu proprio dall’antico opificio in decadenza che partì l’inchiesta culminata nell’arresto dell’ex sindaco Pdl Edoardo Sala, accusato insieme ad altri amministratori e funzionari di corruzione. Nell’indagine maturata all’ombra della stesura del Pgt negli anni 2007-2009 inizialmente furono coinvolti in 29. In sede penale gli amministratori patteggiarono, adesso la Corte dei Conti chiede ai politici di restituire quasi 2 milioni di euro. Serviranno a lenire il danno erariale e di immagine patito dalla città male amministrata.

Due di loro, Sergio Bestetti, ex sindaco leghista, poi consigliere di minoranza e Marco Paoletti, ex consigliere provinciale ed ex assessore al Bilancio del Carroccio, hanno patteggiato anche davanti ai giudici contabili: entro il 20 gennaio restituiranno al Comune 200mila euro a testa. Un’entrata extra per la giunta a trazione Pd, che se la ritroverà in cassa proprio mentre sta mettendo a punto il bilancio 2019. Gli altri invece arrivando a sentenza rischiano di dover pagare il resto: l’ex primo cittadino Sala, il suo vice Ambrogio Conforti, Paolo e Alessandro Casati, padre e figlio, il primo ex consigliere di maggioranza, il secondo ex assessore ai Lavori pubblici. Il gruppetto aveva stretto un “patto” con Michele Ugliola, l’architetto con grattacapi anche nella prima tangentopoli del ‘92 e con suo cognato Gilberto Leuci, il cassiere della cricca.

Gli accertamenti degli investigatori e le ammissioni di professionisti e imprenditori avevano consentito di accertare che tra il 2008 e il 2009 erano state versate tangenti per oltre 800mila euro e promesse somme che ammontavano a 3 milioni e mezzo di euro. E questo per ottenere, attraverso ritocchi ai piani urbanistici, di portare a termine progetti di recupero di aree dismesse come quella del Linificio. Si tratta di mazzette pretese dai politici perché, come commentava il costruttore mai indagato Fausto Crippa in una intercettazione riportata nell’ordinanza del gip, «qui si vogliono sistemare per tre generazioni».

Durissime le parole usate dai giudici per Sala: avrebbe messo in atto «un disegno che consente di affermare come lo stesso abbia assunto la carica di sindaco al solo scopo di arricchimento personale, senza alcuna sensibilità verso le responsabilità e i doveri connessi alla carica di primo cittadino». Avrebbe agito con «disprezzo verso la legalità e con l’intento di gestire la cosa pubblica al di fuori dei principi di lealtà, imparzialità e correttezza che unici dovrebbero qualificare il suo operato». L’ex sindaco è stato condannato a 2 anni e 6 mesi e presto probabilmente dovrà risarcire il Comune che guidò.