Mirko Casadei: "Il liscio? È invincibile"

Il principe della musica popolare romagnola all'Antica Sagra di San Lorenzo a Pegognaga

Mirko Casadei

Mirko Casadei

Pegognaga (Mantova), 9 agosto 2019 – Se suo padre Raoul è il Re del Liscio, Mirko Casadei è quantomeno il Principe della musica popolare romagnola. Pronipote dello “Strauss di Romagna” Secondo Casadei, Mirko è appena tornato in radio col singolo “Solo per stare con te”, scritto a due mani con Zibba, e domenica prossima lo presenta a Pegognaga, sul palco dell’Antica Sagra di San Lorenzo.

Lei che ha il polso della situazione, sa dire che estate è questa per l’Italia?

«Anche nei momenti politicamente ed economicamente un po’ incerti come questo, la voglia di divertirsi nella gente c’è. Non fosse altro che per buttarsi le preoccupazioni alle spalle. Ecco perché inizio sempre lo spettacolo invitando il pubblico ad accantonare le difficoltà e a passare con noi due ore in allegria».

Artisticamente parlando, lei è un Millennial.

«Ho iniziato nl 2000, quindi in anni di spensieratezza che poi sono diventati pian piano anni di speranza. In giro avverto un po’ fatica, ma lo spirito degli italiani è forte, alimentato dalla voglia continua di una ripartenza. E poi c’è un certo desiderio di tornare indietro, alle origini indotto, forse, da un po’ di stanchezza del mondo globalizzato. Per questo, penso, la musica folk in Europa trova sempre nuovi spazi».

Assieme all’Orchestra ha cantato con Morgan e con Goran Bregovic, con Paolo Belli e con Kid Creole and The Coconuts.

«A giugno ci siamo “fusi” con Simone Cristicchi in una bellissima edizione de La Notte del Liscio e perfino un monumento come Paolo Fresu ci ha invitati a Berchidda, in Sardegna, per chiudere il suo Time in Jazz Festival la notte di Ferragosto. Un onore grandissimo a riprova, se si vuole, che questa nostra musica oggi è gratificata da una considerazione maggiore di quella di un tempo perché si tramanda, si rinnova, si reinventa in tanti modi diversi».

Scusi, ma lei che c’azzecca col jazz?

«Grazie ad un paio di collaborazioni, a Cesenatico qualche anno fa e a Bologna più di recente in un suo progetto per le scuole intitolato “Notelementari”, Paolo s’è reso conto della valentia strumentale dei miei musicisti e ha pensato di mettere il suo flicorno in alcune canzoni fondendo folk e jazz: la musica popolare, infatti, quando è fatta bene diventa una cosa sola con qualsiasi altro tipo di linguaggio».

Lei tiene pure degli incontri nelle scuole primarie dell’Emilia Romagna dal titolo programmatico, “Ad chi sit e fiol?”, che in dialetto significa “Tu di chi sei figlio?”.

«Tutto nasce da una mia canzone realizzata con i Korakhanè, band meldolese votata alla musica di Fabrizio De André, intitolata proprio in quel modo; una ballata folk con un testo Casadei 2.0, leggermente meno spensierato di nostri soliti temi, che parla di ‘profughi, esuli, rifugiati, clandestini… uomini, ognuno con la sua storia, i suoi sogni, le sue paure’ per ribadire l’importanza dell’abbraccio e della contaminazione fra i popoli. Un pezzo senza tante pretese da cui è nato però un progetto nelle scuole, dove i bambini crescono in amicizia, integrandosi senza le sovrastrutture che invece, a volte, si fanno i loro genitori”.

Da predestinato, vorrebbe che pure i suoi figli Kim e Alice portassero avanti la tradizione familiare?

«Sarebbe un sogno perché, con i suoi 91 anni di storia, l’Orchestra Casadei è la più longeva in assoluto della musica italiana. Anche se la vita nella nostra famiglia va avanti molto rapidamente, visto che a 46 anni sono già nonno da 6 e, anzi, proprio due giorni fa mi hanno detto di prepararmi a diventare nonno bis, che non significa bisnonno ma nonno una seconda volta. Kim canta suona, ma la priorità al momento è lo studio, visto che si sta per laureare. Sono sicuro, comunque, che lui o qualcun altro continuerò l’opera, perché la musica popolare va avanti anche al di là dei cognomi».