FRANCESCA BELLOLA
Magazine

Paolo Bosisio, chi è il preside de “Il Collegio”: dalla prima cattedra al successo inaspettato in tv e sui social

Il professore universitario 76enne, nato e cresciuto nel centro di Milano e grande amico di Giorgio Strehler, racconta l’inaspettata notorietà raggiunto grazie al reality di Rai 2. Le riprese a Caprino Bergamasco e Lodi

Paolo Bosisio classe 1949 nato e cresciuto a Milano ora una vita a metà tra Italia e Thailandia

Paolo Bosisio classe 1949 nato e cresciuto a Milano ora una vita a metà tra Italia e Thailandia

Milano – “Non pensavo di riuscire a venirne a capo così bene perché ero solo il professor Bosisio, noto ai miei non pochi 15mila allievi che ho avuto nei decenni, oltre ai miei mille laureati e ai miei lettori di libri”. Con estrema semplicità e ironia, Paolo Bosisio, docente universitario, regista, saggista, autore e sceneggiatore, racconta l’inaspettata notorietà raggiunta nel reality “Il Collegio” andato in onda dal 2017 al 2023 su Rai 2. E prosegue: “Vado fiero della mia carriera universitaria. Ho preso la cattedra a 38 anni, ho pubblicato una ventina di libri e scritto un centinaio di saggi”.

Bosisio, classe 1949, nato e cresciuto nel centro di Milano, tra i numerosi impegni lavorativi che lo portano in viaggio per il mondo, vive nel periodo invernale insieme alla moglie, in Thailandia.

Dopo 31 anni di insegnamento di Storia del teatro e dello spettacolo alla Statale di Milano, lei diventa famoso come attore nel docureality “Il Collegio”. Sorpreso?

“Mi sono molto divertito e stupito del successo, soprattutto fra i giovani che mi fermano per la strada di continuo. Pensi che alla mia età ho 230mila follower”.

Ha accettato subito il ruolo del preside o ha avuto remore?

“Una mia ragazza laureata mi ha proposto questo reality, facendomi vedere il format in francese e inglese. Nonostante la mia iniziale diffidenza, ho fatto la prima serie sperimentale nel 2017 di quattro puntate. Educare una ventina di studenti a studiare in un collegio, ricreando diverse epoche storiche, è stata una sfida. Tra l’altro, in passato ho fatto anche il preside per 12 anni in una scuola privata, perché dovevo portare a casa la pagnotta”.

Dove avete girato?

“Le prime 4 serie le abbiamo registrate in un grande collegio abbandonato a Caprino Bergamasco in luglio e agosto perché i ragazzi erano in vacanza. Poi ad Anagni vicino a Frosinone e l’ultima è stata realizzata a Lodi”.

In che modo si sono svolte le selezioni?

“Gli autori hanno scelto ragazzi dai 14 ai 17 anni, caratterialmente molto differenti, spesso maleducati e ignoranti, tranne qualche eccezione, per fare spettacolo. La realtà non è questa”.

Com’è nata la sua passione per il teatro?

“Mia nonna era melomane: da bambino, dai 6 anni, mi portava alla Scala. Da ragazzino ho fatto un po’ l’attore in modo più o meno amatoriale. Ma ho capito subito che non faceva per me...”.

È stato l’assistente di Luchino Visconti. Un ricordo del Maestro?

“Il regista Fantasio Piccoli, di cui ero assistente, mi presentò a Visconti quando venne al teatro San Babila di Milano per la regia di uno spettacolo di prosa, così divenni il suo assistente interno. In un mese e mezzo di lavorazione, non mi ha mai rivolto la parola. Diceva al suo assistente: “Gianni, dì a Bosisio di andare a comprarmi le sigarette”. Mi laureai qualche anno dopo con una tesi dal titolo “Cinema e letteratura in Luchino Visconti”, gliela mandai e non ricevetti nessuna risposta”.

Con Giorgio Strehler nacque una profonda amicizia.

“Un persona fantastica. L’ho conosciuto intorno ai 40 anni, quando ero già professore, mi ha regalato la sua amicizia, di cui non mi sentivo degno, spesso andavo alle prove dei suoi spettacoli”.

Ha diretto vari teatri come “Il Vittoriale” e firmato molte regie liriche.

“È stata una delle avventure più interessanti della mia vita. Mi scontrai - ahimè - con la politica. Da lì passai alla regia lirica, dapprima con l’operetta “La vedova allegra” di Franz Lehár per approdare a “Cavalleria rusticana” di Mascagni, i “Pagliacci” di Leoncavallo, “Don Giovanni” di Mozart, ecc..”.

Quali sono i prossimi progetti?

“In questo periodo ho le prove di “Lucia di Lammermoor “ di Donizetti in Romania, dove lavoro stabilmente. Ho scritto anche una rappresentazione su Puccini che ha vinto il premio come miglior spettacolo della Romania 2024”.

Un sogno nel cassetto?

“Mi piacerebbe fare una regìa alla Scala”.