Santo Stefano, esplode la rabbia dei 106 licenziati dalla tessitura / FOTO

Il presidio davanti all'azienda: "Adesso abbiamo paura"

La protesta dei lavoratori (Studio Sally)

La protesta dei lavoratori (Studio Sally)

Santo Stefano Ticino (Milano), 12 marzo 2019 - "Non me la sento di dire che la proprietà, in questo caso, si è comportata male. La proprietà ha supportato questa azienda per tanti anni ma ora è giunto il momento di dire basta. Non è un caso se tutte le altre aziende del settore in Italia sono ormai state chiuse. Nell’ultimo mese la Canepa a Como ha chiuso lasciando per strada 600 dipendenti, la Tessa 150 dipendenti ha chiuso.

Questa era l’ultima, e ha dovuto anche lei gettare la spugna. Ormai il tessile in Italia non può più competere con le produzioni estere". Davide Fiore, direttore commerciale della Tessitura di Nosate, tra un nugolo di dipendenti, ha spiegato i motivi della chisura dello stabilimento stefanese. Ieri non è potuto entrare in azienda per il blocco attuato dai dipendenti, raggelati, venerdì scorso, dalla notizia della chiusura della tessitura al 31 marzo. Come non è potuto entrare l’amministratore delegato Alberto Fossati, arrivato poco dopo le 8. Subissato dalla rabbia, composta, dei lavoratori, se ne è andato di lì a poco. I lavoratori (e tra loro molte donne) hanno presidiato l’azienda per tutta la giornata. Oggi entreranno in azienda. Un altro sciopero di otto ore è previsto venerdì in concomitanza dell’incontro tra l’azienda e le organizzazioni sindacali nella sede di Confindustria Altomilanese. L’azienda ha già firmato la richiesta di cassa integrazione. "Ma questo non significa che automaticamente i 106 lavoratori sono garantiti. Noi chiederemo che l’azienda si faccia carico da subito del trattamento salariale, anticipando la cassa che, se tutto andrà bene, i lavoratori riceveranno non prima di quattro mesi" ha spiegato Salvatore Di Rago, sindacalista della Femca Cisl. "Il fatto che l’azienda abbia annunciato la chiusura in così poco tempo ci impedisce di lavorare per creare condizioni tali da rendere meno impattante il provvedimento. Da qui non uscirà più nulla: macchinari e tessuti sono la garanzia economica per i lavoratori".  La tessitura di Nosate all’inizio degli anni 2000 aveva due stabilimenti, a San Giorgio su Legnano e a Santo Stefano. Nel 2009, con 200 dipendenti, ha chiuso definitivamente il sito di San Giorgio anche perché a Santo Stefano era stato approntato il nuovo o moderno sito produttivo. Nel travaso si "persero" 40 posti di lavoro. Altri trenta posti in meno di ebbero col cambio di orario (dalle 6 ore per sei giorni alla settimana alle 8 ore per cinque giorni). Nonostante gli 11 milioni di euro investiti in questi anni, la Tessitura di Nosate non ha più saputo produrre utili. A dicembre si sono festeggiati i 90 anni, ma nei mesi scorsi le difficiltà economiche sono state evidenziate dai ritardi nei pagamenti dello stipendio. A gennaio e febbraio è stato pagato in parte nei termini regolari, il resto dopo una quindicina di giorni. Al presidio ieri mattina c’era anche il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini, a nome anche di Città Metropolitana. Ha preso l’impegno di radunare gli altri sindaci (domani, ndr) per cercare di supportare i lavoratori nelle loro richieste. "Tra questi – ha detto – ci sono molti corbettesi. È giusto che un sindaco sia al loro fianco in un momento così difficile. Dobbiamo fare fronte comune".