Luca, per quaranta giorni in coma: "Non convince il gioco finito male"

Il legale e la famigl ia del ragazzo non nascondono i loro dubbi: "Una ricostruzione dei fatti che è poco attendibile"

Luca assieme alla mamma Chiara

Luca assieme alla mamma Chiara

Parabiago (Milano) - «È una ricostruzione poco attendibile, ci sono alcuni elementi che non ci convincono. Purtroppo però, a causa delle procedure anti-Covid, l’accesso ai fascicoli è contingentato e la nostra richiesta verrà presa in considerazione solo qualche mese prima dell’udienza". È il commento di Paola Padoan, avvocato della famiglia di Luca Castiglioni, il giovane di 22 anni di Lainate che il 26 luglio 2019 finì in coma durante una festa di compleanno a Nerviano. Il 13 dicembre 2021 davanti alla quinta sezione penale del Tribunale di Milano si aprirà il processo a carico di un 27enne di Parabiago accusato di lesioni colpose. Finalmente , dopo un anno e mezzo, ci sono un imputato e una ricostruzione di quello che sarebbe successo quella sera, ma avvocato e famiglia non ci credono, "non è andata così, non come è stato ricostruito dalla Procura, crediamo sia una versione “confezionata“ che ci lascia tantissimi dubbi e interrogativi – incalza Padoan –. Ci riserviamo di vedere le carte per capire cosa è stato fatto in questi mesi, ma alcune indicazioni che abbiamo dato rispetto alle indagini non sono mai state prese in considerazione".

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti e investigatori quella sera, l’imputato, di costituzione molto corpulenta, avrebbe proposto a Luca, neo diplomato in informatica, di fare "il gioco della ruota": lo avrebbe preso per i fianchi, per fargli fare un giro su se stesso di 360 gradi, ma poi lo avrebbe spinto con troppa violenza facendogli sbattere la testa sul pavimento di marmo. Il giovane, trasportato d’urgenza in ospedale, ha lottato per 40 giorni tra la vita e la morte in terapia intensiva e ha dovuto fare una lunga riabilitazione. Secondo Padoan ci sono almeno tre elementi che vanno approfonditi: il primo la presunta "costituzione molto corpulenta". "L’imputato non è così robusto e muscoloso come viene descritto, inoltre è più basso di Luca (alto 1,90 metri, ndr) credo sia impossibile fare quello che viene descritto dalla Procura, non è stato un gioco finito male". Il secondo elemento è il "consenso" del 22enne. "Il mio assistito non ha mai fatto quel gioco". Infine non convince il dettaglio sul luogo in cui è avvenuto l’incidente, "la Procura dice che Luca ha picchiato la testa sul pavimento di marmo, noi abbiamo riscontri acquisiti nell’immediatezza dei fatti che ci dicono che non è stato così". Insomma per l’avvocato "non c’è stata sincerità sin dall’inizio" da parte dei giovani presenti che hanno fornito versioni contrastati tra di loro. Anche Chiara Taverna, mamma di Luca, è amareggiata: "Abbiamo appreso della conclusione delle indagini e dell’inizio del processo dai giornali, ma mio figlio non è mai stato ascoltato dalla Procura".