La crisi tocca cani e gatti: tanti li vogliono dare via

L’allarme lanciato dalla Protezione animali che chiede il sostegno delle istituzioni

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La crisi non risparmia gli animali. L’impoverimento delle famiglie si riflette anche sulla loro cura, come denuncia la Protezione animali, l’organizzazione di via Don Milani, per voce del suo presidente Nelly Legnani: "Stiamo avendo grosse difficoltà a gestire le continue emergenze di abbandoni e maltrattamenti. Molte famiglie sono in difficoltà economiche e ci chiamano chiedendo di ritirare il loro animale. Questo non è possibile, perché le nostre possibilità di accoglienza non sono infinite, però non ignoriamo la richiesta: assicuriamo una visita del veterinario, doniamo cibo e ci offriamo di mettere il cane in affido. Facciamo il possibile per sostenere chi non ce la fa".

Sul fronte del randagismo, scenario opposto: "Sono diminuiti i cani accalappiati senza chip, segno che le campagne di sensibilizzazione hanno funzionato – riprende il presidente –. Per i gatti è esattamente il contrario: ci arrivano richieste di occuparci di cucciolate intere, da gatte non sterilizzate. Ma il gattile è pieno dall’inizio della pandemia. Non abbiamo mai raggiunto i numeri di questi ultimi anni. La gente non percepisce che il gatto va sterilizzato, lo considera un animale autonomo, a differenza del cane. Ma in media una gatta partorisce due volte all’anno, circa dodici gattini complessivamente. Il nostro appello è di far sterilizzare il gatto. Ats si occupa della sterilizzazione dei gatti delle colonie".

Ma in bilanci familiari già rigidamente sorvegliati e scevri del superflo, una spesa fra i 100 e i 250 euro per la sterilizzazione ha un suo peso. "Però è necessaria – conclude Legnani –. Il rincaro di prezzi ci colpisce direttamente: medicinali e cibo per animali sono fortemente aumentati. Siamo il terminale ultimo per il cittadino, ma per noi è urgente il sostegno delle istituzioni".

Silvia Vignati