In quarantena uno studente su 20

I contagi da Covid dilagano soprattutto nelle aule delle primarie, con 39.112 scolari in dad su 420mila

di Daniele De Salvo

Uno studente su 20 è a casa in quarantena. Su circa 1 milione 200mila studenti lombardi tra nidi e scuole dell’infanzia, elementari, medie e superiori, più di 115mila non stanno andando a scuola perché in isolamento, o perché positivi al Covid, oppure perché ritenuti contatti stretti di compagni positivi o perché tutte le loro 9.441 classi sono state "chiuse" per il rischio di una pandemia tra i banchi. Sono quasi il doppio di settimana scorsa, quando erano poco più di 67mila.

Il contagio dilaga pure tra insegnati e operatori scolastici vari: sono assenti dal lavoro in 6.225, rispetto ai 5.425 della passata settimana: significano supplenze o ore buche. L’emergenza sanitaria dilaga soprattutto nelle aule delle primarie, con 39.112 scolari in dad su 420mila, mentre i bambini di nidi e materne in isolamento sono 27.453 su oltre 100mila, seguiti dai 21.200 studenti su circa 380mila delle superiori e dai 17.500 su 265mila ragazzini della secondaria di primo grado.

A Como sono in quarantena quasi 13mila studenti e poco meno di 900 operatori scolastici, a Varese 7.500, a Sondrio 3.500, a Brescia, quasi 17mila, a Lecco 8.500, a Monza 15mila, a Bergamo 18mila, 5mila a Cremona, 7mila a Mantova, un migliaio a Lodi dove tutto è cominciato il 21 febbraio 2020 con il "paziente 1" di Codogno e 17.500 in provincia di Milano.

Il trend dei contagi risulta in aumento soprattutto tra i più piccoli fino ai 10 anni, mentre nelle altre fasce d’età fino ai 18 anni si registra un decremento. "La curva del contagio nelle scuole scenderà come al di fuori dell’ambiente scolastico, sebbene magari un co in ritardo – rassicura però, nonostante l’impennata dei casi, l’igienista Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e dell’Università di Parma -. Dopo le vacanze di Natale è successo quello che è capitato la scorsa estate con la seconda ondata. Ritengo che si andrà tutti verso la normalizzazione della situazione".

Secondo l’esperto più che su un eventuale ritorno alla dad si sarebbe dovuto puntare in prima battuta su test massivi: "Non c’è stata tuttavia la capacità di farli, ormai è andata così – commenta -. La maggior parte dei ragazzi che si sono ammalati hanno comunque contratto il Covid in forma non grave".