Crac Trafileria del Lario, bocciata l’istanza della famiglia Brambilla

La Procura di Lecco ha già chiesto il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta dell'ex ministro, il padre e il collegio dei revisori

Michela Vittoria Brambilla con il padre

Michela Vittoria Brambilla con il padre

Calolziocorte (Lecco), 30 gennaio 2019 - Fallimento Trafileria del Lario, nuovo colpo di scena. I legali della famiglia Brambilla - gli avvocati Fabrizio Consoloni e Andrea Saccucci - hanno avanzato ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo contro il fallimento deciso dal tribunale di Lecco nel settembre 2009 e, in attesa della decisione, hanno chiesto al giudice delle udienze preliminari un rinvio del procedimento penale. Ieri l’istanza è stata rigettata dal Gup Salvatore Catalano, che ha fissato una nuova udienza per il 26 marzo, quando saranno definiti i riti nei confronti degli indagati, Vittorio e Michela Vittoria Brambilla, Alessandro Vaccani, Alessandro Valsecchi, Francesco Ercole, Mario Ercole e Aida Tia, gli ultimi tre membri del collegio sindacale.

Il giudice della sezione civile del tribunale di Lecco - per il debito di oltre 55 milioni di euro - ha dichiarato nel settembre 2009 il fallimento della società Trafileria del Lario. La Procura ha indagato per bancarotta fraudolenta e chiesto il rinvio a giudizio di Vittorio e Michela Brambilla, il primo difeso dall’avvocato Luca Beltrami, la seconda dagli avvocati Fabrizio Consoloni e Giorgio Perroni, quindi Alessandro Valsecchi (assistito dall’avvocato Cristian Malighetti), Alessandro Vaccani (avvocato Nicola Deguadenz) e i tre membri del collegio sindacale assistiti dall’avvocatessa Donatella Manca. La curatela era rappresentata dall’avvocato Carlo Galli che ha già ricevuto 6 milioni dalla famiglia Brambilla e 298 mila euro da Alessandro Valsecchi, ex amministratore delegato. Per quest’ultimo l’avvocato Malighetti ha chiesto ieri il patteggiamento, che sarà definito il prossimo 26 marzo.