"Anni di accoglienza ai più fragili": Massimo Mapelli, don e cavaliere

Il sacerdote don Massimo Mapelli di Merate è stato nominato cavaliere della Repubblica italiana per il suo impegno nell'accoglienza dei più fragili e nell'utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata

"Anni di accoglienza ai più fragili". Massimo Mapelli, don e cavaliere

"Anni di accoglienza ai più fragili". Massimo Mapelli, don e cavaliere

Merate (Lecco) – Oltre che don ora è anche un cavaliere. È don Massimo Mapelli, 52 anni, originario di Cicognola di Merate, sacerdote dal 1997, che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha nominato cavaliere della Repubblica italiana. L’onorificenza gli è stata conferita, si legge nella motivazione "per gli anni di accoglienza ai più fragili e per l’utilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata".

Don Massimo, che è responsabile della Caritas ambrosiana della zona pastorale VI di Melegnano della diocesi di Milano, ha fondato l’associazione Una casa anche per te, tramite cui, tra il resto, gestisce la Masseria di Cisliano, un bene confiscato alla mafia, e altri appartamenti, sempre confiscati alla mala. Attualmente, in mezzo hinterland di Milano, ospita 38 minori stranieri non accompagnati, mamme sole in difficoltà con bambini, uomini separata, profughi ucraini disabili e tante altre persone in difficoltà. E’ stato inoltre uno dei primi ad occuparsi dell’integrazione dei rom.

Per i "suoi" campi di formazione e lavoro, dal 2015 sono passati almeno 15mila giovani. Ha fondato inoltre la cooperativa sociale Madre Terra, dove lavorano i suoi ragazzi. "Ricevere l’onorificenza è stata una sorpresa, non me lo aspettavo – commenta don Massimo -. Sono felice certo, ma più che per me, per tutti coloro che lavorano con me con cui condivido il riconoscimento". Lui li chiama i "badilanti del territori". "Avere un riconoscimento dalla Repubblica, dallo Stato, conta parecchio – prosegue il don -. Sarebbe bello averlo non solo con la nomina di cavaliere, ma anche in altri modo, come ad esempio facilitare il più possibile le attività nostre e come le nostre".