Groenlandia, la corsa all'oro finanziata dai miliardari Usa

La nuova sfida alla Cina che monopolizza il cobalto, minerale fondamentale per le batterie delle auto elettriche

Ricercatori raccolgono campioni di ghiaccio in Antartide

Ricercatori raccolgono campioni di ghiaccio in Antartide

In un Paese che sulla corsa all'oro ha costruito un mito fondante, al pari dei cow-boys con i loro winchester, non dovrebbe stupire più di tanto l'idea balenata nelle menti di facoltosi miliardari Usa che hanno decsio di puntare sulla Groenlandia alla ricerca dell'oro del terzo milliennio. Parliamo del cobalto, diventato cruciale in tutto il mondo per la transizione energetica. Complice il cambiamento climatico che sta sciogliendo i colossali ghiacciai, l'isola più grande del pianeta - tra Canada, Islanda e Mar Glaciale Artico - ha attirato l'attenzione di un club di miliardari, tra cui Jeff Bezos, Michael Bloomberg e Bill Gates, che finanziano sostanziosamente l'azienda Usa partita alla caccia del nuovo tesoro. Un team di trenta persone tra geologi, geofisici, piloti di elicotteri, meccanici e pure cuochi si sono accampati nella zona delle colline e delle valli dell'isola di Disko e della penisola di Nuussuaq convinti che l'energia green dei Paesi occidentali passi proprio da lì: l'obiettivo sono i giacimenti di minerali rari, indispensabili per alimentare centinaia di milioni di veicoli elettrici e batterie massicce che immagazzinano potenza.

La sfida alla Cina

Il progetto è stato messo in campo dalla statunitense Kobold Metals, una società di esplorazione mineraria con sede in California, con un investimento di 15 milioni di dollari per la parte delle ricerche. "Stiamo cercando un giacimento di nichel e cobalto che sarà il primo o il secondo più significativo al mondo", ha dichiarato alla Cnn Kurt House, Ceo di Kobold Metals. E se tutto andrà bene, anche Bezos, Bloomberg e Gates avranno fatto bingo. Gli interessi geopolitici in gioco sono altissimi. I governi occidentali che vanno verso la transizione all'energia verde e rinnovabile sono da tempo in allarme per il crescente controllo della Cina sulle catene di approvvigionamento di litio e cobalto. La Repubblica popolare cinese detiene il 72% delle riserve del cobalto, minerale raro usato prevalentemente nelle apparecchiature elettroniche e nella produzione di batterie per le autovetture elettriche. Un monopolio che si basa sulla sostanziale proprietà di buona parte delle miniere in Congo (produttore fino al 62% del fabbisogno mondiale), attraverso un raffinato sistema che - secondo gli analisti internazionali - mette insieme finanziamenti apparentemente a fondo perduto per il Paese africano, diritti di sfruttamento dei giacimenti, presenza di tecnici e operai cinesi, controllo delle esportazioni e dei trasporti marittimi.

Ma Pechino non si è fermata all'Africa: sta studiando un percorso di diversificazione della catena di rifornimento del prezioso minerale, rivolgendosi alle autorità di Giacarta. Nei mesi scorsi la cinese Huayou Cobalt ha annunciato il proposito di investire 1,28 miliardi di dollari per l'estrazione del cobalto proprio in Indonesia. Gli Stati Uniti dal canto loro sanno di non poter restare indietro in questa corsa, visto che entro il 2030 la metà dei nuovi veicoli venduti saranno elettrici, e la Groenlandia potrebbe dargli una grande mano.