DR ANTRONOMO, UN CORSO DI LAUREA PER PSICOLOGI DELL’ERA DIGITAL

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"GLI STUDENTI verranno formati su materie quali l’intelligenza artificiale, il machine learning, la programmazione e l’algoritmica". Ragazzi e ragazze, ve l’hanno detto in tutte le salse: le professioni sicure del futuro prossimo – quello che comincia da subito – capaci di garantivi un posto di lavoro, passano da queste competenze. Passano dal digitale e da tutte le sue declinazioni. Lo sapete. Tutto vero. Ma nessuno vi ha detto finora che queste competenze non ve le chiedono in quanto futuri ingegneri o data analist. No, ve le chiedono per fare gli psicologi. Non stupitevi. L’innovazione e la rivoluzione digitale galoppano, ma noi poveri esseri umani, dotati di intelligenza naturale, non artificiale, cominciamo a fare fatica a stare al passo. Era inevitabile.

È nato per questo motivo il primo corso di laurea magistrale in Psicologia applicata all’innovazione digitale: sarà attivato dal prossimo anno accademico all’Istituto Universitario Salesiano di Torino Rebaudengo (IUSTO), in collaborazione con l’Apostolato Digitale e con la collaborazione di Intesa Sanpaolo Innovation Center che metterà a disposizione i suoi esperti, come la responsabile del Neuroscience Lab Sonia D’Arcangelo. Il corso è ambizioso. Vuole garantire una formazione specialistica nei settori della psicologia applicati all’innovazione, all’intelligenza artificiale, all’ergonomia cognitiva, allo user-centred design e alla progettazione di servizi sostenibili a supporto del benessere e dell’inclusione sociale. "Vogliamo mettere l’essere umano come riferimento centrale e punto di arrivo nella progettazione e nella gestione delle nuove tecnologie digitali, arricchendole di una prospettiva etica", spiegano gli organizzatori.

I laureati in Psicologia applicata all’innovazione digitale – spiega l’università – "saranno tra i primi

‘antronomi’ in Italia, figure che contribuiranno ad arricchire le tecnologie innovative di una prospettiva etica". Avranno anche una preparazione orientata alla "cura del disagio psicologico conseguente all’uso delle nuove tecnologie". Un disagio che già traspare nella società contemporanea. L’esplosione dello smart working e della didattica a distanza lo ha accentuato e ha mostrato come il lavoro prettamente digitale comporti anche ricadute psicologiche. C’è poi il rapporto con l’intelligenza artificiale, che nei prossimi anni sarà una sfida. Sia dal punto di vista etico, sia da quello psicologico.

"Abbiamo lanciato il nostro Neuroscience Lab quando la materia era oscura e lontana per molti – spiega Maurizio Montagnese, presidente di Intesa Sanpaolo Innovation Cente –. Guardiamo da sempre l’innovazione digitale con l’attenzione alla persona, perché solo così possiamo produrre un vero sviluppo sociale". È una svolta epocale, che va affrontata non solo come evoluzione della tecnologia. Cambiano i modelli di vita, cambiano i rapporti fra l’uomo e la macchina, e tutto questo influisce sulle relazioni umane e sul benessere degli individui. Lo abbiamo sperimentato nei mesi del lockdown. "Siamo agli esordi di una complessità mai incontrata – conferma Montagnese – che richiede nuovi talenti e nuove etiche da ricercare nelle nuove generazioni". L’Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo, aggregato alla Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana, propone corsi di laurea triennale in Psicologia e in Scienze dell’educazione e corsi di laurea magistrale) in Psicologia clinica e di comunità e in Psicologia del lavoro, delle organizzazioni e della comunicazione, oltre a corsi di perfezionamento e master.

Il passo verso una specializzazione legata alla trasformazione digitale rappresenta sicuramente la capacità di cogliere le esigenze cliniche del nuovo mondo. Per monsignor Cesare Nosiglia, Arcivescovo Metropolita di Torino, questo corso di laurea "rilancia, dopo la pandemia, una nuova coscienza nell’uso del digitale che si sforza di accompagnare anche con la tecnologia la persona a essere autenticamente se stessa". Tema attualissimo, ribadisce anche Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, perché scava nel "rapporto tra l’uomo, le nuove tecnologie e il loro utilizzo etico".