Pfm, una bella storia che dura da mezzo secolo. Stasera a Varese, poi al Lirico di Milano

Chilometrico il titolo: “PFM 1972-2022, da ‘Storia di un minuto’ a ‘Ho sognato pecore elettriche’ abbracciando la poesia di Fabrizio De André”.

Patrick Djivas e Franz Di Cioccio, i fondatori della Premiata Forneria Marconi

Patrick Djivas e Franz Di Cioccio, i fondatori della Premiata Forneria Marconi

Milano - ​La storia sono loro. Era il 3 gennaio di cinquant’anni fa, quando la Premiata Forneria Marconi fece irruzione nelle cose del rock con “Storia di un minuto”, pietra filosofale del prog italiano arrivata a marcare il confine tra ciò che era e ciò che sarebbe stato. Un anniversario troppo allettante per lasciarselo sfuggire che Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, dopo il pieno di consensi fatto a Legnano e Bergamo, onorano stasera sul palco del Teatro di Varese e il 22 e 23 novembre su quello del Lirico di Milano. Chilometrico il titolo: “PFM 1972-2022, da ‘Storia di un minuto’ a ‘Ho sognato pecore elettriche’ abbracciando la poesia di Fabrizio De André”. Un viaggio tra passato e presente che all’esperienza della coppia (151 anni in due) si avvale dei colori e della “valentia” strumentale di Lucio Fabbri al violino, Alessandro Scaglione alle tastiere, Marco Sfogli alla chitarra, Eugenio Mori alla seconda batteria. Ospite speciale il tastierista-compositore Luca Zabbini. In programma sedici pezzi e un paio di bis dedicati all’amico Faber. Ad aprire la serata, il live dei Barock Project.

Soddisfatti dello spettacolo?

Di Cioccio: "Sì. Nonostante la scaletta fissa questo tipo di concerto ci regala modo di esplorare i generi musicali senza mai ripeterci. Una serata diversa dall’altra".

Djivas: "Suoniamo per il piacere del pubblico, ma anche per il nostro. D’altronde dopo 6 mila show ci vuole un coinvolgimento forte per sentirsi addosso la voglia giusta. Nei nostri live non usiamo il computer per poter modificare a piacimento il percorso seguito senza vincoli tecnologici".

La scelta del repertorio è stata difficile?

Di Cioccio: "Non avendo mai realizzato un disco uguale all’altro, di cose da raccontare ce ne sono. Così partiamo da quel che siamo ora per andare avanti e indietro nel tempo. Abbiamo ripreso a fare quello che facevamo quando eravamo giovinastri: delle grandi jam sessions, la formula che consente ad una band di esprimere qualsiasi stato d’animo".

Da “Mondi paralleli” ad “Altaloma 5 till 9”, di brani senza cantato in repertorio ce ne sono diversi.

Djivas: "Gli strumentali sono la vera linfa di questo concerto. Ed è un po’ strano, perché di solito spetta ai classici dettare legge".

Di Cioccio: "La nostra capacità è quella di creare delle melodie all’istante. Così come De André era capace di buttare giù l’idea di una canzone con relativo testo in tre minuti".

Gli riservate un pensiero nei bis.

Di Cioccio: "Penso che ‘Volta la carta’ e ‘Il pescatore’ abbiano due tra gli arrangiamenti più belli realizzati per lui dando alle canzoni una musicalità che prima non avevano".

Andate avanti fino al 25 novembre. E poi?

Djivas: "A fine febbraio voleremo a Città del Messico per suonare ‘Pfm in classic’ con un’orchestra sinfonica. Poi cominceremo a pensare al nuovo album. Ma il nostro è un calendario aperto che ci consente di andare in scena anche nei periodi in cui siamo assorbiti da impegni di altra natur a".