C’è spesso qualcosa di disturbante nel teatro di Bruno Fornasari. La risata rimane uno degli strumenti privilegiati di dialogo con il pubblico. D’accordo. Ma i temi indagati sono scomodi. Spigolosi. E il punto di vista tende a smascherare ipocrisie sociali e individuali.
Gusto che rimanda un po’ al cinema di Ruben Östlund (“The Square“, “Forza maggiore“), anche per una certa chirurgica freddezza emotiva. “La caccia al tesoro“ è il suo ultimo lavoro, nuova produzione del Filodrammatici, da stasera in prima nazionale. Interno familiare. Dove si racconta di due fratelli accorsi al capezzale della madre. Si avvicina la fine. C’è da organizzare il funerale e la divisione dell’eredità. Peccato che i due scoprano che mamma nel frattempo ha adottato la sua badante straniera. Dettaglio che scatena l’inferno. Oltre che mettere in discussione l’orizzonte progressista dei protagonisti.
"Molte ricerche e altrettante elezioni in giro per il mondo – sottolinea Fornasari, già autore del fortunatissimo “N.E.R.D.s“ – sembrano mostrare che un atteggiamento di rancore verso politiche inclusive non sia tanto una questione di destra o sinistra, ma sia più trasversale e diffuso tra chi ha una visione negativa della propria condizione di vita ed è pessimista rispetto a un’evoluzione della sua condizione sociale ed economica. Forse occorre dire chiaramente che i valori morali rischiano di ridursi ad un “bene di lusso“".
Concetto che varrebbe la pena studiare con più calma. Intanto ci si ragiona a teatro. Grazie anche ad un ottimo cast: Linda Gennari, Ksenija Martinovic, Yudel Collazo, Michele Di Giacomo. Repliche fino all’8 dicembre.