
Notre Dame debuttò il 16 settembre 1998
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Milano - Cinque milioni di profughi in fuga dall’Ucraina ricordano dolorosamente che il “tempo delle cattedrali” non è mai passato. E quel basso medioevo di uomini e donne “soltanto vivi” in cerca d’asilo raccontato da “Notre Dame de Paris”, in scena da oggi al 3 aprile agli Arcimboldi, mantiene intatta la sua attualità. Ecco perché tornare al melodrammatico 1482 concepito da Riccardo Cocciante e Luc Plamondon sul romanzo di Victor Hugo è un’esperienza che tocca i sensi anche dopo vent’anni di vita e 1.346 repliche. Portato in scena Il 16 settembre 1998 al Palais des Congres di Parigi con la regia di Gilles Maheu, dopo un’anteprima primaverile al Midem di Cannes con Noa nei panni di Esmeralda, “Notre-Dame” debuttato nel maggio del 2000 al Dominion Theater di Londra e il 14 marzo del 2002 (con l’adattamento italiano di Pasquale Panella) al Gran Teatro di Roma dopo l’assaggio in forma di concerto all’Ambra Jovinelli di qualche mese prima.
" Dopo il tour del 2016-17 avevo pensato che era arrivata, forse, l’ora di lasciare da parte i panni di Esmeralda" racconta l’argentina Paola Fabiana “Lola” Ponce, trionfatrice nel 2008 in coppia con Giò Di Tonno del Festival di Sanremo con una “Colpo di fulmine” firmata Gianna Nannini. "Ma l’eroina di Hugo rappresenta uno di quegli amori che non si scordano mai e così eccomi qua. Per me, infatti, tornare a darle vita sui palchi rappresenta al tempo stesso un atto di gratitudine verso un personaggio che mi ha insegnato tanto ma anche l’opportunità di condividere ancora questa passione, questo successo, questa amicizia, questa famiglia con il cast originale dello spettacolo. Sono felicissima e onorata di cantare ogni sera con colleghi che reputo veramente dei mostri sacri. Si tratta quindi di un dono che faccio a me stessa e al pubblico. Perché le emozioni di ‘Notre-Dame’ ce le porteremo dietro per tutta la vita".
Al tempo della prima romana Lola-Esmeralda aveva solo 19 anni, Giò Di Tonno-Quasimodo e Graziano Galatone-Febo 28, Matteo Setti-Gringoire 29, Vittorio Matteucci-Frollo 38. "Era il 2002 e ora siamo nel 2022" sottolinea Cocciante che per questo lavoro continua a preferire il termine “opera moderna” al più stereotipato “musical”.
"Speriamo che queste cifre un po’ simili portino fortuna aiutandoci a superare i giorni difficili che stiamo vivendo".