Zona arancione, 5 regioni a rischio e altre 3 in bilico. E la Lombardia?

In diverse regioni già superate le soglie massime consentite di occupazione dei posti letto nelle terapie intensive e nei reparti ordinari

Quattro regioni da ieri sono in zona gialla: Emilia, Toscana, Abruzzo e Valle d'Aosta, in aggiunta alle 10 precedenti, e per altre 5 rischiano di spalancarsi le porte della zona arancione già con il monitoraggio di venerdì prossimo. L'ultimo report Agenas fotografa infatti diverse realtà dove sono state superate o si rischia di superare a breve le soglie dei ricoveri per finire in arancione, ossia il 20% di terapie intensive e il 30% di ricoveri ordinari occupati da pazienti Covid. A macchia di leopardo le prime zone arancioni sono spuntate già nelle scorse settimane, come risposta dei governatori di regione all'impennata di casi in alcune comunità. Solo in Sicilia sono 46 i Comuni in zona arancione da domenica 9 gennaio. 

Colori Italia Covid, le regioni a rischio arancione
Colori Italia Covid, le regioni a rischio arancione

Zona arancione, ecco le cinque regioni a rischio

Le soglie massime consentite di occupazione dei posti letto sono già superate dal Piemonte, che ha rispettivamente il 22% nelle terapie intensive e il 32% di occupazione nei reparti ordinari. Mentre la Liguria è sul filo delle terapie intensive, al 20%, mentre i reparti ordinari sono occupati al 39%. Ma nei prossimi giorni, se i ricoveri dovessero ancora aumentare, rischiano anche la Calabria, ancora leggermente indietro per le terapie intensive (tasso di occupazione al 18%) ma ampiamente sopra per i posti ordinari, al 36%. Rischia anche la Val d'Aosta, dove oggi si è registrato un tasso di positività record al 54,5% (in pratica è positivo un tampone su due), mentre sul fronte della pressione ospedaliera le terapie intensive sono al 18% e i ricoveri ordinari  al 46%. Infine rischia il Friuli Venezia Giulia, che ha il 23% di intensive e si avvicina alla soglia dei ricoveri ordinari con il 28%.

Zona arancione, cosa cambia: le nuove regole e le restrizioni per non vaccinati

Tre regioni in bilico, e la Lombardia?

Tra le grandi Regioni, la Lombardia ha il 16% di terapie intensive occupate e il 29% di posti letto in area non critica, vicina quindi alla soglia, mentre il Lazio ha rispettivamente il 21% (soglia superata) e il 24%, e la Campania l'11% e il 25%. A livello nazionale, secondo i dati Agenas, l'occupazione in terapia intensiva è al 17%, stabile rispetto a ieri, mentre i posti in area medica sono al 26%, +2%. Fra le regioni, i dati del ministero indicano anche oggi l'incremento maggiore in Lombardia (17.581), seguita da Emilia Romagna (14.194) e Campania (13.107) e le prospettive non sono rosee perché la curva continua a salire, anche se più lentamente, tanto che secondo alcuni esperti entro una settimana i ricoveri a livello nazionale potrebbero superare i valori soglia per l'ingresso nella zona arancione.

Covid, Fontana: "Lombardia sicuramente verso la zona arancione"

Le regioni "virtuose" ancora in bianco

Resistono ancora per questa settimana in zona bianca: Umbria, Molise, Puglia, Sardegna, Basilicata e Campania, ma le ultime due sono a forte rischio di passare in zona gialla dal 17 gennaio. I parametri che determinano il cambio di colore sono tre: incidenza, occupazione dei posti letto in area medica (ricoveri ordinari) e occupazione delle rianimazioni (terapie intensive). Perché scatti la zona gialla devono essere contemporaneamente superate tre soglie limite: 50 casi per 100mila abitanti per quanto riguarda l'incidenza: soglia superata in tutte le regioni; 15% di posti letto occupati in area medica e il 10% di posti letto occupati in terapia intensiva. 

Bollettino Covid Italia e Lombardia: contagi e decessi del 10 gennaio

Covid, il matematico: "Italia rossa tra 30-40 giorni se trend non cambia"

Ricoveri ordinari e terapie intensive regione per regione

A livello nazionale il tasso di occupazione di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti ordinari sale al 24% e, in 24 ore, il tasso cresce in 13 regioni: Valle d'Aosta (torna 45%), Abruzzo (22%), Calabria (al 36%), Campania (23%), Friuli (27%), Lazio (23%), Lombardia (28%), Molise (16%), PA Bolzano (16%), Piemonte (30%), Sicilia (30%), Toscana (21%), Umbria (30%). Stabili oltre soglia del 15%: Basilicata (19%), Emilia Romagna (21%), Marche (25%), PA Trento (20%), Puglia (16%),Veneto (23%). L'unica sotto soglia è la Sardegna (stabile a 12%). Il tasso è in calo ma alto in Liguria (36%).  La crescita dei ricoveri è  esponenziale da otto settimane.  Per quanto riguarda invece i ricoveri in terapia intensiva, "il tasso cresce in 9 regioni in 24 ore: Calabria (al 18%), Emilia Romagna (17%), Friuli Venezia Giulia (21%), Lazio (21%), Liguria (21%), Lombardia (16%), provincia autonoma Trento (29%), Umbria (15%), Veneto (21%)".

Oltre due milioni di positivi: picco più vicino

Sono più di due milioni gli attualmente positivi in Italia, ma la notizia davvero positiva è che si comincia a intravedere un picco, anche se ancora lontano e incerto, quella meno buona è che la crescita dei ricoveri non rallenta e che la pressione sugli ospedali comincia a farsi sentire. I dati del ministero della Salute indicano oggi che gli attualmente positivi sono 2.004.597 e a spingere il totale oltre la soglia dei 2 milioni sono stati i 101.762 nuovi casi positivi, contro i 155.659 del giorno prima: numeri che risentono del rallentamento nei test tipico del fine settimana. Calcolando il rapporto fra i casi e i soli tamponi molecolari il tasso di positività è del 26%, secondo l'analisi del sito CovidTrends. Ed è guardando al rapporto fra positivi e test molecolari che si rileva il primo segnale di un picco, come indica il matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo 'M.Picone', del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). Resta però l'incognita di una successiva risalita dovuta alla ripresa dei contatti sia per la stagione dei saldi che per la riapertura delle scuole. Di picco fra tre-quattro settimane parla anche lo statistico Livio Fenga, senior lecturer del Centro di analisi, simulazione e modelli dell'università britannica di Exeter. Anche per il fisico Enzo Marinari, dell'Università Sapienza di Roma, "c'è un piccolo rallentamento nella crescita dei casi positivi, si comincia vedere un segnale.