Il voucher autismo c’è, il personale no: le famiglie restano ancora senza aiuto

Il paradosso: l’investimento da 6,5 milioni della Regione inattuato in molte province per mancanza di professionisti

Autismo (immagine di repertorio)

Autismo (immagine di repertorio)

Milano - L’obiettivo era e resta ambizioso: potenziare e rendere sempre più sensibili i servizi di assistenza domiciliare rivolti alle persone con disabilità gravissima. Ma per ora il voucher autismo ha ottenuto l’effetto contrario: ha acuito i problemi del sistema.

Ed è accaduto per tre mancanze concentriche: manca il personale specializzato che possa garantire ai minori con autismo le prestazioni previste – a domicilio – dal voucher, mancano gli enti che abbiano disponibilità di tale personale e talvolta manca tra gli stessi addetti ai lavori una chiara conoscenza di quanto previsto nella delibera della Giunta regionale. Tre mancanze che stanno rendendo terribilmente complicato il debutto della nuova misura. Le famiglie non sanno dove poter utilizzare il voucher autismo al quale i figli hanno diritto. In molte aree della Lombardia il servizio attualmente non esiste. Se non sulla carta.

Per chi non lo ricordasse, il nuovo voucher è stato approvato dalla Giunta regionale il 21 febbraio 2022 ed è stato finanziato con 6,5 milioni di euro. Si tratta di una misura senza precedenti. Per questo è stata introdotta in via sperimentale. Come tutti gli altri voucher, anche quello dedicato all’autismo non offre soldi ma trattamenti riabilitativi e percorsi educativi per il minore e interventi di sollievo per i caregiver famigliari, vale a dire: le mamme, i papà o i parenti stretti che tutti i giorni se ne prendono cura. La tempistica della delibera è chiara: gli enti interessati a fornire alle famiglie le prestazioni di cui sopra dovevano accreditarsi entro il 29 aprile, giorno di uscita della prima lista, mentre il voucher doveva essere in vigore dal primo maggio. Scadenze rispettate sulla carta, peccato che ad oltre un mese e mezzo dall’avvio, in molte province il servizio non ci sia. Un fatto che stupisce anche perché gli enti, per potersi accreditare, devono dimostrare di avere il personale necessario.

"Non si può introdurre un nuovo voucher in un sistema che fatica a garantire i voucher di sempre – commenta Fortunato Nicoletti, vicepresidente di “Nessuno è escluso“, che sta raccogliendo testimonianze delle famiglie –. Già prima che fosse introdotto il voucher autismo, i servizi domiciliari erano in crisi per la carenza di personale e di enti che potessero garantirlo. Poi la Regione, in un colpo solo, ha cambiato le regole per l’accreditamento, riducendo ulteriormnente il numero degli enti perché ha escluso quelli del sociale, e ha aggiunto un nuovo buono. I risultati non potevano che essere questi".