Super 36, un incubo di 141 chilometri tra gallerie, incidenti e code

La storia della strada costruita nel 1928 oggi sempre più fragile ma importantissima in chiave Olimpiadi

La Superstrada 36

La Superstrada 36

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Le certezze incrollabili per ogni lombardo ormai sono rimaste la Madonnina sulla guglia più alta del Duomo e le code, perenni lungo la Ss36, un calvario lungo 141 chilometri da Cinisello Balsamo al passo dello Spluga. Una pessima fama conquistata ad honorem in 93 anni di storia, dal lontano 1928 quando nacque la Milano-Monza-Lecco-Chiavenna-Spluga per regalare ai primi milanesi motorizzati l’ebbrezza di andare a sciare in inverno e fare il bagno al lago d’estate. Da allora è cambiato il tracciato, che non tocca più Merate e Calolziocorte, sono migliorate le auto eppure mettersi sulla Ss36 per trascorrere il weekend lontano dalla città significa sottoporsi al serio rischio di una crisi di nervi. Che rischia di peggiorare se si pensa che questa sarà l’arteria chiave per le Olimpiadi invernali del 2026. Colpa degli incidenti che sono sempre in agguato su una strada che vanta il record italiano e probabilmente mondiale delle gallerie. Lecco ne è completamente attraversata grazie ai lavori realizzati a partire dagli anni ’90 e un investimento di oltre 600 miliardi di lire che ha portato alla realizzazione di tunnel per quasi 11 chilometri dal Monte Barro al San Martino. Poi c’è Monza con la sua galleria lunga 1.805 metri costata 300 milioni di euro che ha permesso di mandare definitivamente in pensione i semafori di viale Lombardia, insieme ai ricordi di una generazione che ha imparato a risolvere il cubo di Rubik tra un rosso e l’altro. Salendo lungo il lago fino al Trivio di Fuentes tunnel e gallerie non si contano eppure anche così i problemi sono tutt’altro che risolti. Anzi le gallerie che dovevano essere la soluzione rischiano di trasformarsi nel problema di fronte a una media di 6 milioni di auto e tir che ogni anno fanno avanti e indietro da Milano alla Valtellina. Martedì un pullman con a bordo 24 ragazzi ha preso fuoco nella galleria Fiumelatte a Varenna e la Ss36, chiusa per due giorni in direzione Nord, ha riaperto a una sola corsia nel tratto interessato, destinata a rimanere così fino al 9 di agosto. Solo l’ennesimo incidente per la superstrada che da anni è saldamente nella top ten delle arterie in cui si concentra il più alto numero di scontri per chilometro. Addirittura nel 2019 la statale conquistò il primo posto tra le strade extraurbane più pericolose, a esclusione delle autostrade, con una media di 9,8 sinistri per chilometro. E anche nel 2019 ha tenuto fede alla sua fama classificandosi seconda in Lombardia con 355 incidenti, tre dei quali mortali. Anas ha provato a metterci una pezza riducendo il limite di velocità e posizionando alcuni autovelox, ma per i sindaci le cose da fare sono ben altre. Tornare a investire in sicurezza prima di tutto come si è fatto dopo il crollo del cavalcavia di Annone Brianza, il primo a cedere in Italia e guarda caso anche lui sulla Ss36. L’elenco però è lungo in Valchiavenna sulla statale incombe l’incubo della frana di Gallivaggio, a Lecco le gallerie si allagano e quella del Monte Piazzo addirittura scivola verso il lago spinta dalla montagna, al Trivio di Fuentes c’è il pericolo frane. Insomma le code sono davvero l’ultimo dei problemi.