Letizia Moratti, venti mesi a Palazzo Lombardia. E il 'caso camici' che ha cambiato tutto

Cooptata a inizio 2021 quando la Regione era sotto attacco. La svolta col proscioglimento che ha aperto alla ricandidatura di Fontana

Letizia Moratti

Letizia Moratti

Milano - Letizia Moratti è cooptata ai piani alti di Palazzo Lombardia all’inizio del gennaio 2021, nel ruolo di vicepresidente della Regione (al posto dell’assessore forzista Fabrizio Sala) con la delega al Welfare rilevata dall’allora contestatissimo Giulio Gallera (sempre FI), che ha guidato la sanità lombarda negli ultimi quattro anni e mezzo e soprattutto negli ultimi dieci mesi e mezzo di pandemia, segnati da scontri durissimi col governo giallorosso (che entro la fine di quel mese sarebbe arrivato al capolinea) e attacchi alla Regione per la gestione del Covid. Che non risparmiano il governatore Attilio Fontana, finito anche sotto la lente della procura di Milano per una fornitura di camici trasformata in donazione da parte della società del cognato. "Ringrazio il presidente Fontana che mi ha proposto in maniera inaspettata un compito difficile in un momento complesso", disse Moratti alla sua presentazione, “rimediando” alla gaffe di Silvio Berlusconi che aveva appena detto d’essere stato lui a volerla. Il segretario lumbard Matteo Salvini benedice la nomina: "Alla guida della sanità lombarda serve un manager. Moratti è una garanzia".

Altri tempi , benché siano trascorsi appena una ventina di mesi. Moratti prende con determinazione le redini del Welfare, sostituendo un direttore generale in carica da otto mesi con una squadra di manager veneti, e della campagna anticoronavirus, che debuttava con pochi vaccini a fronte di una pressante richiesta della popolazione. Dopo i primi inciampi – e la sostituzione alle prenotazioni della regionale Aria con Poste Italiane – Moratti conduce l’operazione al successo, facendo della Lombardia la regione più e più presto vaccinata, d’Italia. Fontana riesce ad affiancarle il suo consulente Guido Bertolaso, ma la convivenza con la vice procede senza scontri pubblici per più di un anno e una riforma della sanità lombarda.

Fino a maggio di quest’anno, quando Fontana viene prosciolto dall’accusa di frode in pubbliche forniture nel caso-camici perché "il fatto non sussiste", e si riapre la possibilità di una sua ricandidatura, anche se il governatore non scioglie subito la riserva. Lo fa Matteo Salvini, lanciandolo come "il nostro candidato alle regionali", e trovando freddini gli alleati di Fratelli d’Italia, che gli ricordano come il centrodestra, all’epoca, non avesse trovato la quadra sulla Sicilia (dove finirà per spuntarla Forza Italia). A inizio giugno, Carlo Calenda passa dal Salone del Mobile e dice che "Letizia Moratti sarebbe un’ottima candidata a presidente della Regione", benché la sua proposta sia Carlo Cottarelli; ma non esclude, in caso di naufragio del "campo largo", "una candidatura terza". Moratti ringrazia e ricambia la stima, dice: "Ci sono diverse ipotesi e riflessioni in corso, tutte con l’obiettivo di una politica del fare che dia risposte concrete ai bisogni dei cittadini". Lo scontro si apre il 24 giugno: con un’intervista a Radio Lombardia, Moratti chiarisce di aver dato "da tempo la mia disponibilità alla coalizione (di centrodestra, ndr ). Sono sollecitata a candidarmi da più parti. Aspetto un segnale concreto da parte del centrodestra". Fontana la prende male, la Lega peggio e blinda il governatore, che scioglierà ufficialmente la riserva sulla sua ricandidatura il 12 agosto.

Intanto il Carroccio e Forza Italia hanno fatto cadere il governo Draghi cogliendo l’assist dei 5 Stelle, e mentre la tensione tra il presidente e la vice tocca più volte il livello di guardia, Salvini predica prudenza ribadendo che Fontana è la proposta della Lega ma si deciderà con gli alleati dopo le elezioni. FdI non si sbilancia ma sottolinea, da Ignazio La Russa a Daniela Santanchè, che Moratti "merita una risposta". Moratti il 15 settembre, in televisione, esclude diversivi ut amoveatur : a un ministero direbbe no, conferma la disponibilità a candidarsi alla Regione, senza dire con chi "per rispetto degli elettori".

Dopo le elezioni che finiscono con la Lega sotto il 9% nazionale e con meno di metà dei voti di FdI in Lombardia, Fontana ribadisce: "Non cambia niente, mi è stato detto dai rappresentanti dei partiti della coalizione che sarò candidato". Salvini conferma: "Mi aspetto fiducia e sostegno a Fontana". Giovedì, su Rai Tre, Moratti sgancia la bomba: dice di essere stata chiamata da Fontana venti mesi fa "con l’impegno parallelo di un passaggio di testimone"; di aver lavorato alla costruzione di "una rete civica"; di aver votato domenica, ma non per chi. Il governatore la smentisce e scatta l’ultimatum: "Con noi o contro di noi".