Omofobia, l'Italia è al 35° posto per la tutela dei diritti LGBTQI

Un report di Rainbow Europe dipinge un quadro non proprio lusinghiero: il nostro Paese viene dopo Albania, Grecia, Kosovo e Lituania

I diritti Lgbtqi nei Paesi dell'Europa

I diritti Lgbtqi nei Paesi dell'Europa

Milano - Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata contro l'omobitransfobia. La data è altamente simbolica: il 17 maggio 1990 l'omosessualità è stata rimossa dalla lista delle malattie mentali contenuta all'interno della classificazione internazionale delle malattie pubblicata dall'Oms. Da allora ci sono Paesi che hanno fatto passi da gigante per evitare discriminazioni, se non addirittura violenze, nei confronti delle persone omo, bi e transessuali. E altri che ancora arrancano dietro a mentalità e culture retrograde. Rainbow Europe (un'associazione finanziata dall'Unione Europea) ha stilato un report e una classifica molto aggiornati sulla situazione dei diritti umani delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali e interesessuali in 54 Paesi dell'area europea e in quattro istituzioni (consiglio d'Europa, Unione Europea, Osce e Nazioni Unite). E l'Italia ne esce abbastanza male. Nella classifica (che però riguarda 49 Stati) l'Italia si ritrova al misero 35esimo posto con un punteggio di 22,33 per cento (dove il cento per cento rappresenta il pieno rispetto dei diritti umani e la piena uguaglianza. 

La classifica

Al primo posto con 93,78 per cento c'è Malta, seguita da Belgio e Lussemburgo. Giù dal podio ci sono Portogallo, Norvegia, Finlandia e Svezia. Segue un lungo elenco di Paesi tra cui l'Estonia, la Grecia, il Kosovo, l'Albania. Prima dell'Italia c'è la Lituania, subito dopo c'è la Moldavia. San Marino è addirittura al 42esimo posto. Le ultime piazze non sorprendono poi molto: Russia, Armenia, Turchia e Azerbaijan. 

Il rapporto sull'Italia

Una fotografia in chiaroscuro, ma con molti più scuri che chiari. E' quanto emerge dal rapporto di Rainbow Europe nella parte in cui parla dell'Italia del 2020. Un Paese dove sotto diversi aspetti c'è ancora tanta strada da fare. Il documento cita per esempio il disegno di legge Zan, approvato a novembre alla Camera e ancora in attesa di essere discusso al Senato. Il report ricorda che sul testo, che vorrebbe estendere le aggravanti della legge Mancino anche ai reati d'odio contro omo, bi e transessuali, donne e sidabili, è al centro di un'aspra battaglia tra chi lo difende, anche scendendo in piazza, e chi invece lo osteggia. In due pagine il report riassume il clima che ancora troppo spesso si respira in Italia quando si parla di questi temi. Sotto il capitolo "discorsi d'odio", per esempio, si ricorda quando Massimiliano Quaresima (consigliere comunale a Roma) disse che l'omosessualità è una malattia e la causa sono i vaccini".

Sotto il tema della violenza, si ricorda l'aggressione subita da una coppia gay a Pescara, vittima di un gruppo di sette persone. O un attivista picchiato a Napoli a settembre 2020. Oppure un'altra giovane coppia gay assalita a Padova. Sotto capitolo "famiglia" si parla, per esempio, della sentenza della Corte Costituzionale che diede torto a due donne che chiedevano di essere considerate legalmente madri dei loro figli a seguito dell'unione civile. La Corte rispose che tocca la Parlamento normare quali sono le conseguenze delle unioni civili sui figli.