
di Barbara Calderola
MELZO (Milano)
Rapina con pestaggio al bar tabacchi Punzo di Melzo, hinterland milanese. Venerdì alle 20, poco prima della chiusura, quattro uomini fanno irruzione nel locale, il capo indossa una maschera da pagliaccio e in pugno stringe una pistola. Prima di andarsene con il bottino ferisce con il calcio alla testa la titolare 74enne Rosalia Cantarello. Con lei ci sono il figlio, Andrea Punzo, 47, e il nipotino Patrizio di appena 9, che ha avuto il coraggio di lanciare l’allarme. È l’uomo a raccontare come è andata.
Terrore?
"All’inizio, no. Credevo fosse un mio amico. Succede che arrivi travestito e con il carnevale alle porte ho creduto che volesse farci uno scherzo. Ero seduto a un tavolo con il cellulare in mano, quando è entrato. Il malinteso è durato un attimo. Ho capito che eravamo nei guai quando ha aperto bocca: non era la sua voce. Mi si è gelato il sangue nelle vene. E non dico per dire".
Cosa è successo?
"Urlava ‘dammi i soldi’, ‘dove è la cassaforte’?".
E lei?
"Ero paralizzato dalla paura. Mia madre e mio figlio erano sul retro. Volevo avvisarli, ma non sapevo come fare. Nel frattempo si sono fatti avanti i complici. Erano in tre. Due mi sono sembrati ragazzini, con loro c’era un adulto. Il capo era italiano, non ho notato inflessioni dialettali nel suo accento. Hanno messo tutto sotto sopra. Una sequenza veloce, a pensarci adesso, ma a noi quegli istanti sono sembrati ore. È stato in quel momento che ho chiamato mia madre. ‘aiuto mamma, aiuto’. E’ corsa lì, l’hanno spintonata e lei si è messa a urlare, ‘lasciateci in pace’, ‘andatevene’. Ma loro, niente. Hanno proseguito impeterterriti".
Patrizio dov’era?
"L’hanno rinchiuso nello sgabuzzino affacciato sul cortile, ma hanno lasciato inserita la chiave. È stato lui a liberarsi e a correre in strada a chiedere aiuto. Alle otto di sera, però, c’era il deserto. Neanche un’anima. Poi è arrivato un conoscente e ha chiamato i carabinieri".
E nel frattempo lei e sua madre?
"Li abbiamo visti arraffare sigarette e contanti, 3mila euro in tutto all’incirca. Prima di andarsene hanno colpito la mamma alla testa. Ha un bel taglio. Per fortuna nulla di irreparabile. Ma se l’è vista brutta".
Lei ha una pistola?
"No, ma se anche fosse stata nel cassetto, sono sicuro che non l’avrei usata. È impossibile in quei momenti. Non ho neanche pensato di reagire. Mi sono buttato per terra implorandoli di non farci del male, piangevo. Non avrei mai sparato. Mio padre aveva un’arma, regolarmente detenuta, ma neppure lui, nonostante quattro furti, l’ha mai impugnata".
A quando risale l’ultimo colpo?
"Al 2006, di notte. Ma quella volta non li abbiamo visti. Abitiamo qui. Casa e bottega. Fu papà ad accorgersi che qualcosa non andava. Non ci sono mai state rapine, prima. Ho sporto subito denuncia, spero che li trovino. Dal 1957, anno in cui i miei genitori aprirono, abbiamo subito quattro intrusioni. Spero che non ci capiti mai più: è stato davvero terribile. Si può morire per lo spavento".