Boato dei super jet in Lombardia, psicosi terrorismo / FOTO

Infranto muro del suono per intercettare aereo in difficoltà. Panico in nord Italia

Un caccia Eurofighter (Afp)

Un caccia Eurofighter (Afp)

Bergamo, 23 marzo 2018 - «Tutti fuori, fate presto». Come una bomba, più veloce di un jet, la psicosi del grande botto si spande lungo il catino della pianura, dalla Lombardia alla Valle d’Aosta. «È scoppiata l’acciaieria sull’autostrada», no «è una fabbrica chimica». «Macché, è crollato un condominio». Ma era soltanto il volo supersonico di due caccia. Intanto, i centralini dei vigili del fuoco saltano, con 500 telefonate in pochi istanti solo a Bergamo. I palazzi di giustizia si svuotano, diverse scuole, in Brianza, interrompono le lezioni regalando uno scampolo di primavera in giardino ai ragazzini. A Merate, nel Lecchese, un prete lascia a metà il funerale e fugge con i fedeli sul sagrato. Tutti a chiedersi che cosa sia accaduto e a gettarsi su Facebook a commentare, su Google a cercare notizie virtuali. Eppure qualche danno reale viene anche misurato: il tribunale del capoluogo orobico trema a tal punto che i vetri del rosone sopra la garitta dei vigilantes crolla a terra in un fragore di schegge che sa quasi di attentato. Di vero, però, c’era solo il grande spavento. Tutto comincia alle 11.15. Nel cielo sgombro di nubi l’eco tremenda di due esplosioni. Ma dietro quel doppio boato, che ha scosso tre regioni del nord Italia, non c’era nient’altro che il volo di due caccia dell’Aeronautica militare. Colpa di un Boeing 777 dell’Air France. All’undicesima ora del volo AF671A, il grosso aereo passeggeri partito da Saint Denis, nell’ex colonia francese della Reunion, sta passando sulla Lombardia, diretto a Parigi. I passeggeri ignari guardano l’orologio in attesa dell’atterraggio. Le valli fra Milano e la Svizzera sono solo un orizzonte sfocato, a 10.900 metri d’altezza. Ma il contatto radio fra la cabina del velivolo che viaggia a 877,8 chilometri orari si interrompe. Il comandante non risponde. A terra, dal radar di Poggio Renatico, nel Ferrarese, scatta l’allarme. Un aereo in volo silenzioso, a pochi minuti dal centro di Milano e Torino è un caso di allarme da manuale. Il rischio è quello di un dirottamento. E parte lo «scramble», il comando d’allerta immediata della difesa aerea. Dalla base di Istrana, nel Trevigiano, decollano rapidi due Eurofighter, i caccia che filano a 2.400 chilometri all’ora. Il comando autorizza il volo supersonico. Così i due falchi a reazione superano la velocità di 1.191,6 km/h, la stessa che qualsiasi rumore impiega a propagarsi nell’atmosfera. Quello che basta per produrre i due boati «amplificati dalle condizioni meteo e dalla temperatura», spiega l’Aeronautica. In pochi minuti i due caccia piombano sull’aereo passeggeri, prima che entri nello spazio aereo elvetico. Si fanno vedere dal comandante, che riallaccia il collegamento radio. E poi impongono al grosso mezzo passeggeri una manovra a 360 gradi, «per controllare che fosse tutto ok» prima di lasciare i cieli di competenza italiana. Perché il contatto radio si sia perso al momento resta un giallo. Di certo, mentre i due aerei militari rientravano alla base, a terra è scoppiato il caos. In pochi si sono accorti che sull’azzurro dell’orizzonte si stagliavano nette due scie bianche. Quelle degli Eurofighter.