FEDERICO MAGNI
Cronaca

Cime social e cartoline virali. Le “trappole“ degli influencer

Allarme del Cai: "In quota non è mai facile, attenti alle gite di marketing"

Cime social e cartoline virali. Le “trappole“ degli influencer

Cime social e cartoline virali. Le “trappole“ degli influencer

"Come sono le condizioni del canale Ovest in Grigna?". "C’è la neve sulla cima del Due Mani?". "C’è ghiaccio nel canale Comera sul Resegone?". E poi il classico: "Ci vogliono i ramponi?". Scorrendo le pagine dei gruppi social dedicati a chi ama e frequenta le montagne lecchesi, il rischio che qualcuno possa finire da un momento all’altro nei guai è lì fra le righe. Basterebbe la risposta sbagliata di un anonimo, lo scherzo di qualche utente, un banale errore di valutazione, per indirizzare qualcuno dritto in trappola. A volte per basta solo una fotografia e il più “virale“, in questo periodo, è proprio il Monte Due Mani, dove ieri si è verificata l’ennesima tragedia. Eppure ogni settimana si ripete lo stesso rituale. Fra i partecipanti ai gruppi c’è chi si arrabbia e chi prova a spiegare che magari sarebbe il caso di consultare guide, valutare la meteo e il microclima di una località specifica, la preparazione e l’esperienza individuale.

È la frequentazione delle montagne nell’epoca degli influencer dell’attività outdoor. Un fenomeno che ha avuto un’accelerazione dopo i lockdown per la pandemia. "Il post Covid ha portato molta gente sulle nostre montagne, ma anche tanta inesperienza – ha spiegato Marco Anemoli, responsabile della XIX Delegazione Lariana del Soccorso alpino durante la presentazione degli eventi per celebrare i 150 anni di attività del Cai di Lecco – Magari usciamo per gli stessi interventi degli anni precedenti ma abbiamo un picco dovuto a una scarsa conoscenza della montagna. Il nostro obiettivo è proprio quello di divulgare la sicurezza in certi ambienti. In una recente riunione con i tecnici di Areu ci siamo chiesti come poter arrivare alle nuove generazioni che si stano avvicinando alla montagna. Sappiamo che non si basano più sul parere degli esperti e delle guide per organizzare le loro gite. Lo fanno su “spot pubblicitari“, una fotografia scattata da uno sconosciuto, un commento. Ma chi frequenta la montagna sa benissimo che in quota, un giorno è bello e il percorso risulta facile, il giorno successivo c’è ghiaccio, cambia tutto e diventa pericoloso".

"Molti non si immaginano le proporzioni del fenomeno degli incidenti sulle Prealpi lecchesi, sulle Dolomiti o nei luoghi più vicini alle città – ha spiegato Alberto Pirovano, consigliere nazionale del Club alpino italiano –. Un flusso turistico non gestito e spesso formato da persone assolutamente impreparate. La nostra sfida è quella di giocare il ruolo di guida e non di giudice agendo soprattutto sul piano culturale".