Area C Milano, il ticket d'ingresso in centro da 5 a 7 euro: il dossier del Comune

Bilancio in crisi, allo studio della giunta Sala il rincaro del pedaggio per l'accesso alla zona centrale della città obiettivo aumentare l'incasso dei 13-20 milioni all'anno

Milano - Il Comune di Milano sta valutando di rincarare il ticket di ingresso in Area C, vale a dire: la congestion charge da pagare per poter entrare nella zona a traffico limitato che include il centro della città. Le regole attuali della Ztl, infatti, pongono gli automobilisti davanti ad un bivio: le auto più inquinanti non possono proprio accedervi, le altre invece possono accedervi solo pagando il ticket, che ammonta a 5 euro, una tariffa rimasta invariata dal 2012, anno in cui Area C è entrata in vigore sostituendo Ecopass.

Nelle simulazioni fatte a Palazzo Marino nelle ultime settimane si sono presi in considerazioni due scenari: portare il ticket a 7 o ad 8 euro. Attualmente l’introito medio annuo garantito da Area C al Comune si aggira sui 34 milioni di euro. Con il ritocco, qualora fosse dell’entità che si è appena detto, si avrebbero tra i 13 e i 20 milioni di euro in più ogni anno. L’ordine di grandezza sul quale ragionare, per orientarsi, è il seguente: ogni euro di rincaro del ticket provoca un aumento dell’incasso complessivo annuo pari al 20%. Si tratta di stime, ovviamente.

Quanto ai tempi entro i quali potrebbe scattare l’adeguamento del ticket, al momento non si hanno indicazioni certe: potrebbe partire a breve, già con l’inizio del 2023 oppure più avanti. Certo è, però, che l’esecutivo comunale ci sta ragionando, come è stato confermato ieri a Il Giorno e coerentemente alle dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa dall’assessore comunale alla Mobilità, Arianna Censi in risposta ad un’interrogazione in Consiglio comunale di Enrico Fedrighini: "Credo che (l’aumento ndr ) faccia parte del pacchetto di riflessioni che dobbiamo fare – ha scandito l’assessore –: il Bilancio non sarà una passeggiata di salute, abbiamo di fronte a noi momenti difficili".

Già, il Bilancio: anche questo rincaro – nel caso fosse messo in atto – origina da lì. Esattamente come quello del biglietto, dei carnet e di tutti i titoli occasionali dei mezzi pubblici, che scatterà il 9 gennaio. Il tagliando Atm passerà da 2 a 2,20 euro. Al momento la Giunta milanese lamenta un disavanzo di 80 milioni di euro, che non può essere coperto recuperando i risparmi degli anni passati perché se n’è già fatto uso. Ad aggravare la condizione dei conti dell’amministrazione sono fattori del tutto congiunturali quali il rincaro dell’energia. E alcuni investimenti che ora iniziano a far sentire il proprio peso: su tutti, come si era già riportato, le rate per la Metropolitana 4 il cui importo raddoppierà proprio nel 2023 passando da 50 a milioni di euro.

La mobilità rappresenta un problema nel problema: nel 2023 la gestione del trasporto pubblico locale costerà al Comune circa un miliardo di euro. Il Fondo nazionale trasporti assicurerà trasferimenti per 262 milioni di euro, gli introiti dai titoli di viaggio Atm assicureranno altri 320 milioni – in netto calo rispetto ai 437 milioni del 2019 a causa della riduzione di passeggeri indotta dal Coronavirus anche attraverso il maggior ricorso al lavoro da remoto – quindi restano da coprire circa 400 milioni di euro attraverso le leve comunali.

L’orientamento dell’esecutivo di Palazzo Marino è procedere a una revisione complessiva delle tariffe dei servizi comunali (la refezione scolastica, ad esempio) ancorandole in maniera diversa al reddito Isee. Il sindaco Giuseppe Sala ieri ha però preso tempo: "La revisione delle tariffe si vedrà più avanti. Il Bilancio dobbiamo chiuderlo quindi non credo si possa operare nell’immediato. Lavoreremo di più sul tema dei costi, dovremo fare dei tagli. Il nostro vero problema è relativo al trasporto pubblico".