Valcavargna, operaio perde l’uso delle gambe: in 6 a giudizio

Il gravissimo infortunio sul lavoro avvenne in un cantiere all’impianto idroelettrico

Una veduta dell’area in Valcavargna dove avvenne il gravissimo infortunio sul lavoro

Una veduta dell’area in Valcavargna dove avvenne il gravissimo infortunio sul lavoro

La mattina del 10 dicembre 2018, mentre lavorava nel cantiere dell’impianto idroelettrico Cavargna Alta, Francisc Bejan, operaio di 42 anni, stava scaricando da un camion alcune turbine e le attrezzature necessarie all’installazione: dopo aver perso l’equilibrio, era caduto in una fossa in cemento profonda quasi tre metri e mezzo. Dopo oltre un anno di malattia, conseguenza del gravissimo infortunio, i medici che lo hanno seguito, avevano dovuto ammettere che non potrà più camminare, diagnosticando un "indebolimento permanente dell’organo della deambulazione". Il suo decorso ospedaliero, lo ha portato a una condizione stabile, ma drammatica: danni permanenti alle gambe, che limitano drasticamente la sua autonomia. Le indagini su quell’infortunio, coordinate dal sostituto procuratore di Como, Maria Vittoria Isella, si sono concluse con l’ipotesi di responsabilità a carico delle sei figure, individuate come responsabili a vario titolo della sicurezza nel cantiere e delle condizioni di lavoro di Bejan. Per loro ora è stato fissato il processo dibattimentale, che inizierà il prossimo anno, con l’accusa di lesioni colpose aggravate, per non essere state in grado di garantirne l’incolumità dell’operaio. Sono Roberto Bellesi, 36 anni responsabile della sicurezza della Hydroalp di Borgo Chiese, datore di lavoro del ferito; Giovanna Chiodi, 77 anni, amministratore unico della Plona Costruzioni di Milano, appaltatore dei lavori, e i proposti in materia antifortunistica: Andrea Romele, 37 anni e Martino Brichetti, 38 anni. Infine il coordinatore e il direttore operativo dei lavori, Carlo Graneroli, 52 anni, e Giovanni Giannotti, 36 anni. Quando era caduto, Bejan stava scaricando dal camion della Hydroalp, e per recuperarlo si erano dovuti calare i Vigili del fuoco. Secondo le accuse, l’apertura della fossa non era protetta da un adeguato parapetto, o di altre misure che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dei lavoratori impegnati in quella zona.