Turate, bimbo trafitto da un palo: sei indagati per la morte del piccolo

L'incidente avvenne a Ferragosto scorso in Sicilia

Il palo si infilò nell'abitacolo

Il palo si infilò nell'abitacolo

Turate, 20 febbraio 2019 - Il pubblico ministero del tribunale di Sciacca, Christian Del Turco, ha iscritto sei persone nel registro degli indagati per la morte del piccolo Marco Castelli, il bimbo di 7 anni di Turate, deceduto in un incidente stradale avvenuto in Sicilia il giorno di Ferragosto dello scorso anno. La tragedia è avvenuta nei pressi di Lido Fiori, a Menfi, in provincia di Agrigento. Il bambino si trovava nell'auto insieme al padre, nel sedile posteriore, ed era stato trafitto da un palo staccatosi dal cavalcavia lateralmente alla carreggiata. Indagati, con l'ipotesi di reato di omicidio stradale, sono finiti Pierluigi Badano, 37 anni, conducente della Ford Mondeo, che non avrebbe dato la precedenza alla Nissan Qashai guidata dal padre del bimbo contro cui urtò, facendola finire contro le barriere della strada composte da alcuni tubi, uno dei quali trafisse la fiancata e il piccolo.

Inoltre Enrico Bengasino, 64 anni, funzionario del settore Lavori pubblici del Comune di Menfi, Vincenzo Giarraputo, 63 anni, responsabile del servizio Manutenzione del Comune di Menfi, Filippo Napoli, 56 anni, dirigente del Libero consorzio dei comuni, Eduardo Salemi, 59 anni, tecnico dello stesso ente, e Giuseppe Prestia, 58 anni, capo cantoniere provinciale. Diversi i profili di colpa ipotizzati dal pubblico ministero. Innanzitutto sono da verificare eventuali responsabilità legate alla presenza della barriera “arrugginita e inadeguata” tanto che un pezzo si staccò. Lo stesso segnale di stop, in prossimità dell'intersezione, non sarebbe stato visibile in maniera adeguata. Questa mattina, alla presenza anche dei difensori degli indagati, il pm ha conferito l'incarico all'ingegnere Roberto Bruno che dovrà rispondere a una serie di quesiti per ricostruire la dinamica dell'incidente e le condizioni della strada. Il piccolo e i suoi familiari, originari di Partanna ma residenti in provincia di Como, si trovavano in Sicilia per trascorrere alcuni giorni di vacanza.