Sorico, urne disertate e intimidazioni ai sindaci: la paura fa politica

Ma c’è chi si indigna e minimizza: "Solo frutto della disaffezione..."

Ivan Tamola

Ivan Tamola

Sorico (Como), 15 giugno 2018 - C’è una sola cosa peggiore della sconfitta: perdere senza avversari. Nello sport può anche essere onorevole, l’alpinista che ritorna al campo base o il velista che rinuncia alla regata in solitaria; in politica è sempre una débâcle. Lo sa bene Ivan Tamola che domenica scorsa si è dovuto arrendere di fronte al dato evidente che i suoi concittadini di Sorico non lo amano. Su 1.216 aventi diritto al voto si sono recati alle urne in 352, 20 hanno votato scheda bianca, 13 nulla e solo in 319 hanno sbarrato la crocetta con sopra il suo nome. Vale a dire il 28,94% delle preferenze, percentuale ben lontana da quel 50% +1 che la legge prevede perché il voto sia valido. L’unica magra consolazione per il candidato sconfitto è che fare il sindaco a Sorico, l’ultimo Comune della provincia di Como, oltre a essere un compito ingrato è anche un mestiere pericoloso.

Negli ultimi nove anni, infatti, tutti e tre i sindaci hanno subìto attentati incendiari: Ivan Tamola nell’ottobre del 2016 ha avuto l’auto distrutta sotto casa dei genitori; lo stesso era accaduto a Ivano Poledrotti nel 2009, mentre ad Alessio Copes era andata addirittura peggio, poiché nel febbraio 2012 qualcuno aveva dato fuoco all’officina di famiglia, dopo averne cosparso il pavimento di benzina. Un danno da oltre 200mila euro e tanta paura: un mix che l’aveva convinto a rassegnare le dimissioni. Tre denunce contro ignoti non hanno portato a nessuna condanna; per la cronaca, a queste tre denunce ne vanno aggiunte altre trenta per sabotaggi e vandalismi che si sono susseguiti in paese.

È anche per questo che a Sorico lo scorso dieci giugno si è presentata una lista sola. «Messa insieme all’ultimo minuto – è il commento amaro dell’ormai ex-sindaco Tamola – con il minimo di candidati previsti per legge, appena sette persone, perché tanti avevano paura di esporsi. Non voglio commentare il voto dei miei concittadini – prosegue –. Certo averli chiamati alle urne di domenica non ha aiutato e molti sono anziani, ma quando si esprime solo un elettore su quattro è evidente che c’è qualcosa che non va». Adesso al suo posto arriverà un commissario mandato dal prefetto di Como con l’impegno di amministrare il comune limitandosi alla gestione ordinaria fino all’anno prossimo e magari, già che c’è, riportare un po’ di pace.

«Qualunque commissario farà sicuramente di più dell’amministrazione uscente – commenta sarcastico Ivano Poledrotti, che a Sorico è stato sindaco per vent’anni e si è dovuto arrendere dal ripresentare la propria lista la primavera scorsa, anche lui per la difficoltà di trovare candidati –. Sono brave persone, per carità, ma in cinque anni non hanno realizzato neppure il 5% del loro programma e la gente se l’è ricordato: per questo non è andata a votare. Qui non siamo in Barbagia o nella Locride, ci sono stati degli attentati verso gli amministratori ancora senza un colpevole, ma la gente non ha paura di andare a votare. Semplicemente era demotivata e non voleva essere amministrata male per altri cinque anni. Meglio prendersi una pausa con il commissario e lavorare per proporre un’alternativa in vista dell’anno prossimo. Noi ci proveremo».

Intanto la notizia delle elezioni andate deserte dall’Alto Lario è arrivata fino in Sud America, dove risiedono tra Argentina, Brasile e Uruguay oltre un centinaio di cittadini di Sorico che risultano ancora iscritti all’anagrafe elettorale malgrado siano emigrati da anni. «Ogni tanto tornano in vacanza o per i funerali – spiegano in paese – non certo per votare. Però si tengono informati di tutto quello che accade qui». E ultimamente devono aver pensato che in Sud America, in fondo, non si sta poi così male.