
Nicolas, la droga e il volo fatale. Cinque anni al pusher: la condanna è definitiva
Quella "colpa da intendersi come prevedibilità dell’evento", che un anno fa aveva spinto la Corte d’Appello di Milano a confermare la condanna, è diventata definitiva: la Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso di Celalettin Susam, turco di 37 anni residente a Porlezza, lo spacciatore condannato a 4 anni di carcere per la morte di Nicolas Nardiello. Una sentenza a cui i giudici di Como, e poi quelli di Milano, erano arrivati ricostruendo dettagliatamente la serata che aveva preceduto la morte di Nicolas, trovato senza vita a 25 anni il 2 marzo 2018 nel giardino di una abitazione privata a Bene Lario. Quella sera Susam aveva venduto una dose alla vittima ed era stato chiamato a rispondere di "morte come conseguenza di altro delitto". Era stato inoltre condannato a un anno per spaccio, con una pena finale di 5 anni.
La tesi accusatoria, confermata in tutti i gradi di giudizio, era infatti che quella dose di cocaina avesse mandato la vittima fuori controllo, fino ad arrampicarsi sul parapetto da cui era precipitato.
Il ricorso è stato presentato dall’avvocato Emanuele Rosapinta, che già in Appello avevano ritenuto la sua richiesta "puntuale e precisa nella ricostruzione dei fatti, corretta nella ricostruzione logica nelle fattispecie incriminatrici", senza però discostarsi da un dato ritenuto oggettivo: "È pienamente provato - dicevano - che la morte del Nardiello si sia verificata, seppure come evento non voluto, a causa della cessione di cocaina da parte dell’imputato".
Una assunzione di cocaina che aveva determinato un "delirio eccitatorio tale da condurre la persona offesa a tenere comportamenti fuori dalla sfera del proprio controllo e, infine, a cadere nel burrone". Susam "era a conoscenza degli effetti che l’abuso di cocaina causava a Nardiello, perché ne faceva uso insieme a lui".