Como, fanghi nell’inceneritore: scatta la protesta

Cittadini, ambientalisti e opposizioni contro la terza linea a La Guzza: "Il sindaco ci dica cosa vuole fare"

Fa discutere la proposta di aggiungere una terza linea all’inceneritore

Fa discutere la proposta di aggiungere una terza linea all’inceneritore

Como - Sta diventando un caso politico l’ipotesi di aprire una terza linea per bruciare i fanghi all’inceneritore di Como. All’idea sta lavorando da tempo Acsm-Agam, pronta a investire 57 milioni di euro per costruire il primo impianto in Italia a “letto fluido“, in grado di sviluppare una migliore resa termica. Per l’area de “La Guzza“ dove sono già presenti le due linee dell’inceneritore si tratterebbe di un ampiamento di 8.700 metri quadri, nella parte che confina con Pedemontana. L’obiettivo, già dichiarato anche in alcuni incontri con le associazioni ambientaliste e i residenti, è di bruciare in città i fanghi dei depuratori delle province di Como, Varese, Lecco, Sondrio e Monza: 85mila tonnellate l’anno, ovvero quasi il totale dele 100mila tonnellate attualmente prodotte, con la differenza che continuerebbe a essere conferita all’agricoltura. Per Acsm-Agam si tratta di uno dei progetti di sviluppo più importanti da qui ai prossimi anni, ma in città l’idea di aggiungere una terza linea all’inceneritore sta sollevando parecchie perplessità.

"Il vicensindaco Adriano Caldara, in qualità di assessore alle Partecipate, ha detto in consiglio di essere stato “sommariamente informato delle iniziative di Acsm-Agam - denuncia la consigliera Pierangela Torresani, passata dalla Lega al gruppo misto - Si amministra una città e il suo territorio con informazioni sommarie senza approfondire le implicazioni e le ricadute sullo stesso? Como insieme a Monza, Lecco, Sondrio e Varese è una partecipata della società nata per offrire servizi di pubblica utilità pertanto soggetta anche al nostro controllo. Mi chiedo chi ha firmato gli atti costitutivi, chi ha firmato il progetto della terza linea del termovalorizzatore e soprattutto chi è deputato al controllo? Sicuramente l’assessorato non può tirarsi fuori per non competenza tecnica". L’interrogativo è rivolto anche al sindaco e agli altri membri della Giunta. "Chi ha partecipato all’Assemblea dei Soci e chi ha firmato l’accordo? Il Comune detiene il 9.61% di quota nell’utility". La platea dei perplessi è molto più ampia delle minoranze che siedono a Palazzo Cernezzi. "Nonostante le agende politiche, da quelle europee a quelle locali, trasudino di parole e termini che lasciano presupporre un’intenzione di gestione delle risorse e del trattamento dei loro rscarti - interviene il Comitato assemblee popolari - con modalità che siano rispettose verso il territorio e chi lo abita nella pratica spesso ci ritroviamo travolti dal famigerato ecologismo di facciata. Ci sono poi quei rari casi in cui, come quarant’anni fa, si tenta di spacciare consapevolmente una proposta già superata e comunque di dubbiosa potenzialità e quindi efficacia come se si stesse proponendo l’affare del secolo. Chiediamo un confronto con il sindaco, gli assessori, l’azienda e gli esperti".