Como, fisco e contributi evasi: sequestrati 2,7 milioni di beni a imprenditore di Sesto

I dipendenti figuravano essere di una società romena inesistente in modo da aggirare le aliquote nostrane: alcuni percepivano anche il reddito di cittadinanza

Guardia di finanza

Guardia di finanza

Como, 14 marzo 2022 - Oltre 2 milioni e 700mila euro: è il valore dei beni sequestrati a un imprenditore da parte dei militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Olgiate Comasco che hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo emesso dal gip nei confronti di una società e del suo amministratore. L'indagine è partita dopo un controllo sul lavoro sommerso, avviato nei confronti di un cantiere edile, operante a Beregazzo con Figliaro, nel Comasco. Fin dai primi accertamenti, è emerso come la società sottoposta a controllo, con sede legale a Sesto San Giovanni, avesse avuto alle dipendenze, dal 2015 al 2021, circa 75 operai, inquadrati quali lavoratori subordinati, temporaneamente distaccati da una azienda di diritto romeno, in base al decreto legislativo del 2016 che consente alle imprese stabilite nel territorio europeo di distaccare temporaneamente i propri dipendenti a favore di altre imprese, stabilite in un altro stato membro, mantenendo il profilo fiscale e contributivo nel Paese distaccante.

I primi sospetti sono sorti quando, cercando nelle banche dati in uso alla Gdf i nominativi dei lavoratori,  è emerso che si erano stabiliti in Italia, con le loro famiglie, già da moltissimi anni e che alcuni di questi, pur percependo regolarmente il proprio stipendio, erano riusciti a richiedere ed ottenere il beneficio del reddito di cittadinanza, in quanto  in Italia risultavano del tutto disoccupati.  

Le verifiche, quindi, hanno consentito di accertare come la scelta imprenditoriale di impiegare lavoratori inquadrati nel diritto romeno fosse esclusivamente finalizzata all'evasione contributiva e previdenziale, poiché sottoposta ad aliquote fiscali e contributive di molto inferiori a quelle nazionali. L'indagine ha permesso di dimostrare l''artificiosa costruzione giuridica dei rapporti  tra l'azienda italiana e quella romena, risultata del tutto inesistente e gestita dalllo stesso indagato da un ufficio stabilito all'interno del proprio domicilio.

Il gip di Monza, su richiesta della Procura, ha quindi emesso il decreto di sequestro preventivo, nei confronti della società italiana e del suo rappresentante legale, per una somma di 2.748.937,04 euro, pari al danno cagionato alle casse dello Stato. Al momento, sono stati sottoposti a sequestro denaro contante per circa 830mila euro e un'abitazione di pregio situata a Sesto San Giovanni del valore di oltre 600mila euro.