Ci mancava il referendum su San Siro

Bisogna riconoscere che la questione “campo da calcio” è forse la voce meno importante di tutta l’operazione nuovo stadio

LETTERA:

MI CHIEDO perché ci sia così tanta foga nel voler costruire uno stadio nuovo a Milano quando l’aura dell’attuale San Siro non svanirà mai. Il ricorso poi al referendum online lanciato dalle due società sportive mi sembra proprio un voler mettere alle strette il Comune sulle future scelte. I dirigenti potranno presentarsi a qualsiasi incontro dicendo che persino la “ggente” o il “popolo” concorda sul nuovo impianto, perché c’è da scommettere che il referendum dirà questo. Nicola M., Milano

RISPOSTA:

SE CI SI LIMITA alla questione “campo da calcio” tutte le spiegazioni sono valide: quella del cuore per cui San Siro è San Siro ed è il tempio delle imprese delle milanesi, e quella della voglia di avere un impianto più comodo e moderno per gli spettatori. La discussione a questo livello è aperta a tutti i contributi. Ma bisogna anche riconoscere che la questione “campo da calcio” è forse la voce meno importante di tutta l’operazione nuovo stadio che le due società milanesi vogliono portare avanti, perché il piatto forte del progetto sono gli “effetti collaterali”: spazi commerciali, abitativi e altro. Sono talmente determinate e unite nel raggiungere questo obiettivo che non hanno avuto neppure il timore di lanciare un referendum online che lascerà anche il tempo che trova, ma è vero, fa tanto “partecipazione”. È questo il principale tema del confronto col Comune. Al quale ne farà seguito un altro, qualora venisse costruito un nuovo impianto, che farne del “tempio” abbandonato e come gestirlo. ivano.costa@ilgiorno.net